martedì 31 dicembre 2013

I MEDIUM IMPURI E LE LORO GUIDE - H.P.Blavatsky - Iside Svelata , vol. 1 - Armenia

I medium impuri e le loro guide (pag.350)

Non dimentichiamo quello che abbiamo scritto altrove sui fenomeni medianici soggettivi e oggettivi.
Abbiamo sempre in mente questa distinzione. Ve ne sono di buoni e di cattivi in entrambe le classi. Un medium impuro attrarrà al suo intimo io impuro le influenze viziose, depravate e maligne, inevitabilmente come un medium puro attrarrà solo quelle che sono buone e pure.
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Sebbene gli spiritisti li discreditino tanto, questi spiriti della natura sono una realtà. Se gli gnomi, i silfi, le salamandre, le ondine dei rosacrociani esistevano ai loro tempi, devono esistere ancora. Il Dweller of the Threshold (Guardiano della Soglia), di Bulwer-Litton, è una concezione moderna, modellata sull'antico tipo della Sulanuth degli Ebrei e degli Egiziani, menzionato nel Libro di Jasher.
I cristiani li chiamano "diavoli", "seguaci di Satana" e con altri nomi caratteristici. Non sono niente di simile, ma semplicemente creature della materia eterea, irresponsabili, né buone né cattive se non influenzate da intelligenze superiori. 
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Questo argomento mi sta particolarmente a cuore e ne parlo approfonditamente nel mio libro "Il coraggio di ascoltarsi". C'è molta ignoranza in merito alla medianità e questo "non conoscere" induce inevitabilmente un avvicinamento ai mondi sottili superficiale ed inesperto. Si parla troppo poco dei rischi  legati ad una medianità impreparata. Purtroppo.

lunedì 30 dicembre 2013

A TUTTI QUELLI CHE ... IL 2014 SARA' UN ANNO SPECIALE!


A tutti quelli che credono in qualcosa ... a tutti quelli che hanno ancora un sogno nel cassetto e l'intenzione concreta di realizzarlo ... a tutti quelli che la politica li ha sfiancati, ma sono convinti di poter cambiare il mondo anche senza di essa ... a tutti quelli che fanno e dicono quello che pensano senza vergognarsene ... a tutti quelli che sanno amare con il cuore ... a tutti quelli che accettano gli altri senza giudicarli ... a tutti quelli che sanno di non essere nè migliori né peggiori di altri, ma stanno bene nella loro unicità e si sentono speciali ... a tutti quelli che si accontentano di quello che hanno ... a tutti quelli che sanno vivere il presente con intensità ... a tutti quelli che sono pronti a rimettersi in gioco ... a tutti quelli che vivono il cambiamento come una possibilità di crescere ed evolversi ... a tutti quelli che sanno vivere al di là degli schemi ... a tutti quelli che credono in se stessi e si amano ... a tutti quelli che hanno riconosciuto le loro paure e debolezze e sanno amare anche quelle ... a tutti quelli che credono nel valore della condivisione e della crescita del gruppo ... a tutti quelli che sanno ascoltare ... a tutti quelli che l'umiltà non è solo una parola ... a tutti quelli che amano i bambini e sono ancora capaci di giocare ... a tutti quelli che stanno bene nella loro età ... a tutti quelli che la natura è bellezza ed armonia ... a tutti quelli che gli animali sono gioia e poesia ... a tutti quelli che non si lasciano travolgere dalle emozioni, ma sanno essere presenti ... a tutti quelli che vivono senza aspettative ... a tutti quelli che l'altro è una bellissima Luce, sempre ... a tutti quelli che sanno che alla tristezza segue sempre la gioia ... a tutti quelli che il buio non esiste se io sono Luce ... a tutti quelli che sanno assumersi la responsabilità delle proprie scelte ... a tutti quelli che hanno il coraggio di scegliere ... a tutti quelli che il rispetto è importante ... a tutti quelli che credono nella pace e nell'amore ... a tutti quelli che volano con la fantasia ... a tutti quelli che sanno esprimere la loro interiorità ... a tutti quelli che la solitudine è pienezza e non mancanza ... a tutti quelli che pregano e credono nella Luce ... 

... a loro ed anche a tutti gli altri ...


che il nuovo anno porti amore, pace ed armonia.

Donatella



LA NATURA TRIUNA DELL'UOMO - H.P. Blavatsky - Iside Svelata - vol. 1 Scienza - Armenia

La natura triuna dell'uomo (pag 336)
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L'uomo è, spiritualmente, la pietra filosofale, "un triuno o trinità in unità", come dice Filatete.
Ma egli è anche quella pietra fisicamente. Quest'ultima non è che l'effetto della causa, e la causa è il solvente universale di ogni cosa, lo spirito divino. L'uomo è una correlazione di forze chimico-fisiche, come una correlazione di poteri spirituali. Questi ultimi reagiscono sui poteri fisici dell'uomo in proporzione con lo sviluppo dell'uomo terreno. "Il lavoro è condotto a perfezione a seconda del corpo, dell'anima e dello spirito" dice un alchimista; "perché il corpo non sarebbe mai penetrabile se non per opera dello spirito, né lo spirito sarebbe mai permanente nella sua tintura ultraperfetta, se non per opera del corpo; né entrambi potrebbero agire uno sull'altro senza l'anima, perché lo spirito è una cosa invisibile, né mai appare senza un altro ABITO, che è l'ANIMA. (Ripley Revived, 1678).
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Ho scelto questo estratto perché ritengo sia molto importante, per chi si appresta a seguire un percorso spirituale, avere sempre ben presente che il lavoro deve essere condotto coinvolgendo la totalità della natura umana. In passato la spiritualità ha dato vita al misticismo, cioè ad un atteggiamento spirituale che cerca, attraverso l'annullamento o il superamento della fisicità, l'unione con il divino. Attualmente, il materialismo ha preso il sopravvento, focalizzando l'attenzione sulla parte fisica dell'uomo e perdendo di vista la sua natura spirituale. In entrambi i casi, vi è stato uno sbilanciamento a favore di una parte della natura umana a discapito dell'altra: passaggi assolutamente necessari all'esperienza per preparare l'uomo ad un'integrazione equilibrata. 
Il corpo è, infatti, uno strumento eccezionale nella ricerca della consapevolezza: agisce da filtro al mentale ed è specchio fedele dei nostri passaggi spirituali.

Donatella

domenica 29 dicembre 2013

PENSIERI - Paramahansa Yogananda - Il Maestro disse - Astrolabio

"Evitate di assumere un atteggiamento negativo di fronte alla vita", disse il Maestro a un gruppo di discepoli. "Perché guardare nelle fogne  mentre c'è tanta bellezza intorno a noi? Si può trovare qualche difetto anche nelle più grandi opere d'arte, di musica o letteratura. Ma non è forse meglio godere del loro fascino e della loro bellezza?
"La vita ha un lato chiaro e un lato oscuro, perché il mondo della relatività si compone di luci e di ombre. Se lasciate che i vostri pensieri si soffermino sul male, voi stessi diventerete brutti. Guardate soltanto il bene in tutte le cose, allora assorbirete la qualità della bellezza."



Sebbene sia molto faticoso seguire questo suggerimento quando l'umore non è dei migliori o si vivono situazioni difficili o si è condizionati dalla sofferenza, ritengo che un atteggiamento positivo, nonostante tutto, sia il primo passo verso il miglioramento. Energeticamente siamo ciò che pensiamo e, quindi, è facile comprendere come pensieri negativi e distruttivi non possano che creare una situazione di disagio ancora maggiore.

LA SOFFERENZA - Paramahansa Yogananda - Il Maestro disse - Astrolabio

"Perchè la sofferenza è tanto diffusa sulla terra?", chiese un allievo. Il Maestro rispose:
"Ci sono molte ragioni per la sofferenza. Una ragione è d'impedire all'uomo di apprendere troppe cose sugli altri e troppo poche su se stesso. Il dolore finisce per costringere l'uomo a domandarsi:
"C'è forse un principio di causa e effetto operante nella mia vita? I miei guai sono forse dovuti al mio modo errato di pensare?"".



sabato 28 dicembre 2013

SENTIRSI IN COLPA

Senso di colpa: "Collegata alla colpa, intesa come il risultato di un'azione o di un'omissione che identifica chi è colpevole, reale o presunto, di trasgressioni a regole moralireligiose o giuridiche, può esservi la sensazione di essere in colpa." ( Cfr. Enciclopedia Treccani alla voce "Colpa" )


Immagino sia capitato a tutti di sentirsi in colpa. Per non aver fatto qualcosa o per averlo fatto. 
Se ci immergiamo nella sensazione del senso di colpa, realizziamo quanto la sua origine sia determinata dalla nostra insicurezza. Insicurezza generata dal confronto: con gli altri, con i nostri stessi schemi mentali, con i dettami educativi e sociali ... 
Non ci conosciamo così a fondo da sapere cosa è meglio per noi. 
Anteponiamo alla consapevolezza, le aspettative, il desiderio di essere accettati, le maschere che abbiamo scelto di indossare nelle diverse circostanze per tutelare l'immagine che riteniamo più opportuna.
Per poi immergerci in infinite circonvoluzioni mentali tese a comprendere le varie sfaccettature del nostro comportamento in relazione alle reazioni degli altri e sentirci in colpa.
Il senso di colpa acquisisce così la forza di un ulteriore condizionamento a vincolare il nostro essere.
Se impiegassimo tutta l'energia del sentirci in colpa nel comprendere chi siamo, sicuramente la nostra consapevolezza farebbe passi da gigante, permettendoci di conoscerci veramente e donandoci il coraggio di essere noi stessi!

Donatella


venerdì 27 dicembre 2013

IL PERCORSO VERSO LA CONSAPEVOLEZZA - Solange Claustres - G.I. Gurdjieff e la presa di coscienza - Edizioni Mediterranee

Gurdjieff diceva che quando si comincia a lavorare su di sé, a un certo punto ci si trova come tra due sedie, e non si ha più la tranquillità di prima, quando si stava comodamente seduti sulla propria sedia d'origine! Purtroppo non si è ancora arrivati a sedersi sull'altra sedia! Se n'è abbandonata una e non si è ancora trovata l'altra.
E aggiungeva: "Situazione sconfortante! Voi, essere amareggiati. Voi non potete più tornare indietro. O rimanete tra le due sedie o fate ogni possibile sforzo, lavorando su di voi sempre di più, per sviluppare la vostra coscienza e raggiungere l'altra sedia".

Stare tra le due sedie significa essere nella sofferenza del dubbio, della contraddizione interiore, combattuti tra due tendenze: una volta alla soddisfazione dei bisogni, l'altra verso la perfezione.

Essere consapevoli della sofferenza del dubbio è la prova essenziale  di chi cerca la via del reale.


Queste parole hanno risuonato immediatamente con il mio sentire. Chi ha intrapreso il percorso le apprezzerà sicuramente.

giovedì 26 dicembre 2013

SENTIRSI IMPOTENTI

Impotenza: assenza delle facoltà, della forza fisica e morale necessarie a fare qualcosa.

In questo periodo, il termine "impotenza" descrive perfettamente uno stato d'animo che quasi tutti abbiamo provato: di fronte agli eventi naturali, di fronte alla politica, di fronte alla confusione mentale o all'instabilità di coloro che ci circondano e a cui vogliamo bene. 

L'incapacità a trasformare l'intento in azione per la consapevolezza della sua inutilità o per l'assenza di forza interiore o di chiarezza scatena innegabilmente in noi una sensazione di impotenza.
Se non la elaboriamo, questa sensazione si trasformerà inevitabilmente in frustrazione e rabbia, emozioni fortemente autodistruttive se represse e fonte di aggressività se manifestate.
Il modo migliore per affrontare l'impotenza è trasformare la sua energia in accettazione: accettazione di noi stessi, dei nostri limiti, dell'altro, delle situazioni. 
Questo non significa divenire passivi spettatori degli eventi, ma elaborare la consapevolezza che, a volte, l'azione non è possibile. 
Accettando la situazione, non ci poniamo di fronte agli eventi con soggettività (arrabbiati con noi stessi o con gli altri) e abbiamo la possibilità di intervenire oggettivamente nel momento in cui ne realizziamo la possibilità.

Donatella





IO SONO IO - Solange Claustres - G.I. Gurdjieff e la presa di coscienza - Edizioni Mediterranee

IO SONO IO (pag. 85/86/87)

Sentire che vivo, sentire che sono.
Percepire che vivo, percepire che sono.
Pensare che vivo, pensare che sono.
Nello stesso tempo, nel medesimo istante.

Pensare e sentire ciò che percepisco
sentire e percepire ciò che penso
percepire e pensare ciò che sento
in ogni istante.

Cercare l'equilibrio, l'unità,
l'accordo e l'armonia
tra tutte le parti del mio essere.

Far uscire alla luce
ogni pensiero meccanico
ogni impulso
ogni sentimento ripetitivo
alla sorgente stessa della loro formazione.
Attraverso uno sguardo lucido
un'attenzione cosciente
una visione e ragione obiettiva,
costante, assidua, intensa.

Per essere IO
e non un automa
condotto da molteplici cordicelle.

Sempre ritornare al piacere di me-stesso
come un'eco risonante in tutto il mio essere
come un suono nel silenzio.

Ne scorgo la vibrazione
l'ascolto, la raccolgo,
faccio silenzio per ascoltarla in me.

E' il mio bisogno, il mio sforzo, il mio scopo.
Qui, ora, nell'istante presente
nel tempo e nello spazio.

Il ritmo delle mie associazioni si rallenta
la sensazione del mio corpo si fa intera
completa, densa e sottile.

Sento la pulsazione del sangue in tutto il mio corpo.
Il ritmo della respirazione si fa leggero, profondo, regolare.
Calma e serenità abitano in me.

Non c'è altro se non la vigilanza del mio pensiero
il sentimento di me stesso
la sensazione di me stesso
la coscienza di tutto me stesso.

Imparare a manifestarmi in atti
parole, sentimenti e pensieri
libera dall'abitudine radicata del comportamento
risultante da tutte le reazioni soggettive
sin dall'infanzia.

Accedere all'altra parte di me.
Realizzazione di me per opera di me stesso.

L'altro, in me, che è sempre stato là
con cui non ho contatto
che non ascolto al quale non mi apro.

Ciò che ognuno cerca
è in sé
e in nessun'altra parte.

Il cammino è davanti a sé
se si aprono gli occhi
e non li si richiude.

Avete le orecchie, ma non ascoltate affatto.
Avete gli occhi, ma non vedete niente.
Avete i sensi, ma non sentite.
Avete la parola, ma essa non si fa
né Verbo né Silenzio.

Il sonno psichico e l'immaginario
in voi stanno al posto della presenza.

Ve ne accontentate pienamente,
mentre in voi grida il richiamo
a un reale che è Risveglio. 
Presenza, Coscienza, Visione
della e nella realtà
di quell'altro in voi,
che è integralmente voi.

Tutto è sostanza-materia

Il corpo come "luogo"
Il corpo come "mezzo"
Il corpo come "realtà"

Morto a tutto se stesso
per una nuova nascita.




Semplicemente bellissima. 
Donatella

martedì 24 dicembre 2013

IL RITORNO DEI MAESTRI - J.G. Bennet - I Maestri di Saggezza - Edizioni Mediterranee

IL RITORNO DEI MAESTRI (pag. 124)

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Al tempo dei Maestri la vita spirituale in Asia centrale era straordinariamente libera. Più e più volte  essi mostrarono col loro esempio che tutte le vie e tutti gli insegnamenti devono essere rispettati perchè tutti hanno qualcosa di buono dal quale possiamo imparare. Ho studiato la storia della ricerca spirituale di parecchi periodi e di svariati luoghi e sempre, sempre ho trovato documenti di dispute dottrinali, settarismi, il rigetto e la persecuzione degli eretici. Ogni insegnante o capo spirituale insiste sulla superiorità della propria via e i suoi seguaci considerano un obbligo mostrare la propria lealtà nobilitando il proprio insegnante e sminuendo gli altri.
La storia dei Khwajagan è quasi unica nella sua libertà da riferimenti ad alcuna di tali dispute e rivalità. Questo, più di ogni altra cosa, mi ha attratto a studiare le vite dei Maestri e a scrivere il presente libro. 
Nella mia esperienza personale, i veri grandi maestri sanno che rivalità e divisioni sono essenzialmente non spirituali. E' soltanto nella natura inferiore dell'uomo - questa natura egoista dalla quale cerchiamo la liberazione - che :"Io ho ragione e se tu non sei d'accordo ti stai sbagliando" trova un qualche posto.
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Ho scelto di condividere queste frasi di Bennet in quanto risuonano profondamente nel mio cuore. L'insegnamento di Gesù, centrato sull'amore come proprietà inerente all'essenza umana, rivelò la sacralità dell'individuo. L'amore insito nel cuore di ognuno di noi può però fiorire soltanto nella libertà: in un mondo dove rivalità, divisione e separazione imperano, solo lo sforzo individuale verso un atteggiamento meno egoistico e centrato sul sè, potrà favorire la nascita di una trasformazione tanto necessaria quanto importante.

L'ENERGIA - Tenzin Wangyal - I Miracoli della Mente Naturale L'essenza dello dzogchen nella tradizione bon del Tibet - Ubaldini Editore

12 Tsal: l'energia (pag 103 - 110)

Se si rinuncia all'odio, l'amore non si trova più:
la natura unitaria della mente non rinuncia a nulla.
Se si rinuncia all'ignoranza, la saggezza non si trova più:
la natura unitaria della mente non rinuncia a nulla.
Se si rinuncia al desiderio, la generosità non si trova più:
la natura unitaria della mente non rinuncia a nulla.

Gal mDoTshal Ma
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La "saggezza folle"è agire in armonia con la visione ultima, totale, il modo definitivo di percepire e di essere, il fiocco di neve che si scioglie nell'oceano, in cui non ripetiamo più compulsivamente i soliti comportamenti abituali, ma agiamo con folle abbandono, senza rinunciare a niente. Niente ci disturba più, tutto nasce da sé e si libera da sé. Se facciamo, bene; se non facciamo, bene. Non ci sono più regole da seguire. Ma, prima di raggiungere questo stadio, dobbiamo sviluppare la nostra mente. Tentare di comportarci così senza avere la giusta comprensione, non funziona.
Lo "Zerbu" continua dicendo:

Fate ogni cosa senza indecisioni o esitazioni.
Libere da aspettative o dubbi
le azioni sono totalmente libere.
Siate come il pavone
che prende per benedizioni gli ostacoli e le apparenze negative.
Quando siete infelici, dimorate totalmente nell'infelicità;
quando siete felici, dimorate totalmente nella felicità;
quando siete malati, dimorate totalmente nella malattia;
quando siete affamati, dimorate totalmente nella fame;
quando siete impauriti, dimorate totalmente nella paura;
quando vi disgusta qualcosa, dimorate totalmente nel disgusto.
Questo è il grande vento.
Quando le apparenze sono un ostacolo, state attenti;
quando le apparenze diventano i vostri amici, vi liberate.
Allora tutto diventa un bene per la pratica.



Oggi ho scelto un estratto tutt'altro che semplice. Il concetto di libertà è spesso legato ad una visione molto soggettiva: la confusione imperante ne è la manifestazione. Il vivere le situazioni in modo altrettanto soggettivo è causa di depressione, rabbia, frustrazione e grande stanchezza. 
A volte, sarebbe importante fermarsi e  cambiare prospettiva.




domenica 22 dicembre 2013

LA VIA - Namkhai Norbu - Il Cristallo e la Via della Luce Sutra, tantra e Dzog-chen - Ubaldini Editore

7 La Via (pag 71)

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Ciò che è importante, nello Zogqen, è osservare realmente se stessi, e vedere qual è la propria condizione di corpo, voce e mente. Allora si scopre esattamente come si è condizionati in tutti i sensi, e come si è chiusi dai propri limiti nella gabbia del dualismo. Ciò significa confrontarsi con tutti i propri problemi, il che può essere non tanto facile, né piacevole. In generale dobbiamo affrontare molte questioni pratiche: il lavoro, le condizioni di vita, il procurarsi il cibo, o anche le malattie. Possiamo dire che questi sono i problemi relativi al corpo. Poi ci sono quelli della voce, o energia: nervosismo e altri tipi di disturbi. Ma anche se stiamo fisicamente bene e viviamo in condizioni agiate, ci sono ancora i problemi della mente. Questi possono essere tanti, e talvolta sottili e difficili da vedere; noi facciamo col nostro ego ogni tipo di gioco. Il risultato di tutto questo sforzo è che ci costruiamo da soli una gabbia, forse senza mai rendercene conto. Così la prima cosa da fare è scoprire la gabbia, il che si può fare solo osservando noi stessi continuamente. Questa è una delle ragioni per cui lo specchio, o melon, è un simbolo importante nello Zogqen. Non lo si usa solo per spiegare l'interdipendenza delle due verità, relativa e assoluta, ma anche per ricordarci di osservare sempre la nostra condizione. C'è un proverbio tibetano che dice:
Si può sempre notare
sul naso di qualcun altro
anche una cosa piccolissima
come una formica.
Ma sul proprio naso
a volte non si riesce a vedere
qualcosa di grande
quanto uno yak.

Il Dava dello Zogqen significa non guardare all'esterno per criticare gli altri, ma osservare se stessi.
Osservando se stessi si scopre la propria gabbia, ma è necessario che si voglia realmente uscirne fuori. Non basta sapere che c'è.
….



Vi è mai capitato di soffermarvi davanti allo specchio ad osservare i vostri occhi con intensità?
E' un'esperienza accessibile a tutti e molto interessante se affrontata con apertura mentale e umiltà.


SCELTA CONSAPEVOLE

Vi siete mai soffermati ad osservare il modo in cui siete soliti effettuare le vostre scelte?

E' possibile operare una scelta razionalmente, dando spazio alla mente o una scelta di cuore, ascoltando l'intuito. 
Spesso le due scelte non vanno nella stessa direzione. 
La razionalità ci spinge a vagliare attentamente tutti i pro e i contro della nostra decisione: a valutarne l'impatto nella nostra quotidianità, in relazione agli altri... a "tutelare" il nostro benessere materiale, l'immagine che ci siamo costruiti o gli attaccamenti ai quali siamo talmente abituati da pensare di non poterne più fare a meno ...
La scelta razionale tende ad evitare i cambiamenti drastici e a trovare giustificazioni atte a rendere sostenibile anche una situazione di sofferenza o estremamente faticosa ("E se il cambiamento fosse ancora peggio?" - la matematica non è un'opinione e statisticamente si ha una pari percentuale di possibilità di stare meglio ...se si sta veramente male anche maggiore! La dinamica del dolore spesso oscura il discernimento e tende a farci vedere tutto nero ...).
Al contrario, il cuore ci spinge all'ascolto di noi stessi e a ricercare una situazione di benessere interiore al di là di tutte le giustificazioni mentali. Il cuore percepisce il nostro dolore e ci chiede di lasciarlo andare. Sente la nostra fatica, l'irrigidimento e i dolori del nostro corpo a rappresentare il controllo necessario a sostenere una posizione a cui pensiamo di non poter rinunciare ... Il cuore non calcola, semplicemente ascolta e altrettanto semplicemente ci spinge a scegliere un percorso diverso mirato sullo stare bene con noi stessi. 
Quanto è difficile ascoltare il cuore?



sabato 21 dicembre 2013

LA CREAZIONE - Franz Hartmann - Magia Bianca & Nera La Scienza della vita Finita e Infinita - Edizioni Mediterranee

La Creazione (pag. 214/215)

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Per produrre un edificio perfetto, o un uomo perfetto, le proporzioni devono essere armoniose. La sapienza guida il lavoro e l'amore fornisce il cemento. Un'emozione è una virtù o un vizio a seconda di come sia applicata. Le virtù male indirizzate divengono vizi e i vizi ben diretti sono virtù. Un uomo che agisce solamente secondo i dettati della prudenza è un codardo; colui che esercita indiscriminatamente la sua generosità è un prodigo; il coraggio senza cautela è temerarietà; la venerazione in assenza di conoscenza produce superstizione; la carità priva di giudizio induce mendicità, e perfino una giustizia cieca, non addolcita dalla misericordia, genera tirannia, misera, crudele e condannabile.
L'anima irrazionale spinta solo dai suoi desideri e non guidata dalla ragione, assomiglia aun ubriaco che abbia perso il proprio equilibrio fisico; barcolla da una parte all'altra, cade da un estremo all'altro e non può reggere i propri passi. Solo un equilibrio di forze può produrre armonia, bellezza e perfezione. 
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SCEGLIERE UN SENTIERO


Quando si decide di voler seguire un sentiero spirituale, in genere lo si sceglie in base ad una reazione emotiva momentanea (questo insegnamento potrebbe farmi bene ...) o in base ad uno stimolo intellettuale determinato dalle circostanze del nostro vissuto. Quando emozioni, idee o situazioni cambiano ... cambiamo tendenzialmente anche la pratica che avevamo deciso di seguire. 

Così si passa inevitabilmente da una pratica all'altra con la convinzione che niente accada e nulla sembri funzionare. 
Per ovviare a questo problema dovremmo accostarci ad una pratica comprendendone i benefici a lungo termine ed imparando a conoscerne lo scopo e il senso dell'insegnamento. 
Dopo aver scelto consapevolmente quale sentiero seguire, con grande umiltà si dovrebbe iniziare a praticare per poter fare esperienza diretta dell'insegnamento, procedendo gradatamente con gli esercizi più semplici. La fretta e la ricerca del risultato tipicamente occidentali spesso non aiutano. Ci possono volere mesi od anche anni prima di ottenere anche piccoli risultati e poter procedere con pratiche più avanzate, ma questo non deve trattenerci da un impegno costante e continuativo. Pazienza, umiltà e forza di volontà sono strumenti indispensabili per lavorare su di sè con consapevolezza.





LA CREAZIONE - Franz Hartmann - Magia Bianca & Nera La Scienza della vita Finita e Infinita - Edizioni Mediterranee

10 La Creazione (pag. 223)

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Non vi è nulla in natura che non abbia un triplice aspetto e una triplice attività. La Forza di Volontà non costituisce un'eccezione a questa regola. Nel suo aspetto inferiore la Volontà è quel potere che induce le funzioni volontarie e involontarie dell'organismo fisico; il suo centro di attività è la spina dorsale. Nel suo aspetto superiore è il potere che produce l'attività psichica; esso è diffuso nel sangue che giunge dal cuore e vi fa ritorno e le sue azioni sono o possono essere governate dall'intelletto agente nel cervello mediante gli impulsi, le influenze e le auree da esso irradianti. Nei suoi aspetti sommi la Volontà è un potere vivente e autoconsapevole, il cui centro è nella Sapienza.
La volontà per divenire potente, deve essere libera dal desiderio. Se desideriamo un oggetto, non siamo noi ad attrarlo, ma è questo ad attrarre noi. Eliphas Levi afferma:"La volontà esegue tutto ciò che non desidera"; e la verità di questo paradosso è riscontrabile nella vita di ogni giorno. Coloro che bramano fama e ricchezze non sono mai contenti; lo sventurato ricco è più povero del mendicante nella strada; la felicità è un'ombra che vola via dinanzi a chi la cerca nei piaceri materiali. Il modo più sicuro per divenire ricchi è accontentarsi di quanto si ha; la via più certa per ottenere il potere è sacrificare noi stessi agli altri; e se desideriamo amore, dobbiamo distribuire agli altri l'amore che possediamo, e allora l'amore altrui discenderà su di noi come la pioggia dal cielo.
Lo sviluppo della volontà è un processo di crescita e il solo vero modo per sviluppare la Volontà consiste nell'essere obbedienti alla Legge universale. Se vogliamo usare la natura, dobbiamo agire secondo la legge naturale; se aspiriamo a impiegare poteri spirituali, dobbiamo conformarci alla legge spirituale. Allora diverremo signori della Natura e la nostra Volontà sarà uno strumento servizievole per l'adempimento della legge; ma finchè la Volontà è governata dal desiderio personale, non siamo noi a controllarla, ma il nostro desiderio.
….





Oggi voglio proporre un libro che ho trovato estremamente interessante. Ho scelto di condividerne un estratto molto particolare per stimolare nel lettore un'attenta riflessione. Negli ultimi anni sono circolati tantissimi libri e insegnamenti relativi alla cosiddetta "legge di attrazione" secondo la quale ogni essere umano può agire come un magnete in grado di attirare a sé tutte le situazioni e le cose materiali che pensa con sufficiente intensità secondo il principio riassunto dal motto "chiedi-credi-ricevi". 
La mia personale esperienza mi trova concorde con le parole di Hartmann di questo estratto, voi cosa ne pensate?

venerdì 20 dicembre 2013

UN VEGGENTE AUTENTICO - N.D. Walsch - Conversazioni con Dio (libro terzo)

Un veggente autentico, una persona che ha dedicato la sua vita allo sviluppo e all'uso di questo talento, sa che non bisogna mai intervenire per modificare il libero arbitrio degli altri, né violare mai il loro spazio psichico o i loro pensieri.




COSA E' MEGLIO PER ME? - Neale Donald Walsch - Conversazioni con Dio Un dialogo fuori dal comune - Sperling & Kupfer Editori

Libro secondo - pag. 12/13

"Insomma non dovrei cercare di capire ciò che è meglio per me?"

"Meglio" è un termine relativo, che dipende da infinite variabili. Questo rende le scelte molto difficili.
Ogni volta che prendi una decisione dovresti riflettere:"Questa decisione è un'affermazione di Ciò che Sono? E' un annuncio di Ciò che Scelgo di Essere?"
Tutta la tua vita dovrebbe essere così. Anzi, "è" così. Ma tu puoi far sì che quell'affermazione sia il risultato di una scelta oppure del caso.
Una vita di scelte è una vita di azioni consapevoli. Una vita casuale è una vita di reazioni inconsapevoli.
Una reazione non è altro che un'azione compiuta in passato. Quando "re-agisci" non fai altro che valutare i dati ricevuti, cercare la stessa esperienza (o una molto simile) nei meandri della memoria, e agire nello stesso modo in cui hai agito quella volta. Questo è un lavoro della mente, e non dell'anima.
Quando perdi tempo a cercare di capire che cosa è "meglio" per te, non stai facendo altro che questo: perdere tempo.
Agire dal punto di vista dell'anima, e non da quello mentale, è un gran risparmio di tempo. Le decisioni vengono prese in fretta, e le scelte sono attivate rapidamente, perché l'anima crea a partire dall'esperienza presente, senza la revisione, l'analisi e la critica delle esperienze passate. Ricorda: l'anima crea, la mente reagisce. L'anima sa che la tua esperienza presente ti è stata inviata da Dio ancora prima che tu ne avessi coscienza. Prima che tu chieda, Io ti ho già risposto. Ogni "adesso" è un glorioso dono di Dio. Per questo si chiama "presente".
L'anima cerca intuitivamente le circostanze perfette per guarire i pensieri sbagliati e portarti l'epserienza di Chi Sei Realmente.
Ciò accade perché l'anima capisce che tu e Io siamo Uno, anche se la mente nega questa verità e il corpo agisce in base a tale negazione. quindi, nei momenti in cui devi prendere grandi decisioni, esci dalla mente e cerca nell'anima.
Se perdi tempo a cercare di capire che cosa sia "meglio" per te, le tue scelte saranno caute, le decisioni lentissime e il viaggio avverrà in un mare di aspettative, nel quale annegherai, se non starai molto attento.



Un libro interessante, scritto nel 1997, ma tuttora molto attuale. Strutturato in modo semplice, domanda e risposta, offre svariati spunti per una riflessione personale più approfondita. Una buona dose d'umorismo alleggerisce anche le tematiche più complesse. Buona lettura!

giovedì 19 dicembre 2013

IL CAMMINO - Swami Sri Yukteswar - La Scienza Sacra - Astrolabio

Il Cammino (pag. 71/72)

Sutra 5-6

"L'Om si ode coltivando Sraddha (l'amore naturalmente insito nel cuore), Virya (la forza morale), 
Smrti (il ricordo della propria divinità) e Samadhi (la vera concentrazione).
Sraddha significa intensificare l'amore naturalmente insito nel cuore."

….
La virtù dell'Amore. L'amore naturalmente insito nel cuore è il principale requisito di una vita santa. Quando questo amore, dono celeste della Natura, si rende manifesto nel cuore, allontana nell'organismo ogni causa di eccitazione e lo calma riconducendolo a uno stato perfettamente normale. Rafforzando i poteri vitali, espelle tutte le sostanze estranee - cagione delle malattie - attraverso le vie naturali, ad esempio la traspirazione. Pertanto rende l'uomo perfettamente sano nel corpo e nella mente e lo mette in grado di comprendere giustamente gli insegnamenti della Natura.
L'uomo potrà capire la vera natura del proprio Sè e del Sè di tutti coloro che lo circondano solo dopo che questo amore si sarà sviluppato in lui.
Grazie all'evolversi di questo amore, l'uomo ha la fortuna di assicurarsi la sacra compagnia di esseri divini ed è salvo per sempre. Senza questo amore l'essere umano non può condurre una vita naturale e gli è preclusa la compagnia della persona adatta a prendersi cura del suo bene; non comprendendo gli insegnamenti della Natura, egli fa entrare nel suo organismo delle sostanze estranee che lo eccitano e di conseguenza soffre nel corpo e nella mente; non troverà mai pace e la vita gli diventerà di peso.
Quindi il requisito fondamentale per raggiungere la divina salvezza consiste nel coltivare il dono celeste di questo amore senza il quale l'uomo non potrà fare nemmeno un passo verso la liberazione.

 "Conosco le tue opere, la tua fatica, la tua pazienza;
per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova
- quelli che si dicono apostoli e non lo sono -
e li hai trovati bugiardi.
Sei paziente e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti.
Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo primo amore."

Apocalisse, 2, 2-4



Quando si sceglie consapevolmente di intraprendere il percorso spirituale, è importantissimo poter contare su alcuni strumenti necessari al suo dispiegamento, primo tra tutti la pazienza. Seguono la fiducia e la forza interiore, necessarie a mantenere attiva un'autodisciplina anche nei momenti più difficili, ed una grande umiltà. La riscoperta dell'amore naturalmente insito nel nostro cuore è un cammino graduale, volto ad alleggerire sempre più il filtro mentale delle nostre aspettative, paure e debolezze per portare alla Luce la nostra vera essenza. I nostri attaccamenti ne determineranno gli ostacoli e la nostra fiducia, forza ed umiltà la capacità a trascenderli. All'inizio potrà apparirci come un'impresa impossibile e dolorosa: il nostro divenire consapevoli di qualcosa che ci appartiene, che ci vincola o che rifiutiamo è fonte di grande sofferenza. L'umiltà ci permetterà allora di rimetterci in discussione e attivare il processo di accettazione così importante per la nostra crescita. 


mercoledì 18 dicembre 2013

L'ESISTENZA - Ngakpa Chogyam - Le Energie Elementari del Tantra

Per lasciare spazio all'esperienza di essere precisamente ciò che è, dobbiamo smettere per un attimo di afferrarla. Dobbiamo allentare l'ossessione di prendere i fenomeni che percepiamo come punti di riferimento.





COME MANTENERE L'EQUILIBRIO?

A volte è veramente difficile mantenersi centrati e non farsi intrappolare dalle situazioni: rimanere equilibrati e sereni sia nella gioia che nella sofferenza. E' molto più semplice lasciarsi andare all'entusiasmo quando ci sentiamo accolti e apprezzati e lasciarsi sopraffare dalla tristezza quando ci sentiamo incompresi ed isolati. Affidiamo ad altri qualcosa che dipende esclusivamente da noi stessi. E' naturale vivere momenti di tristezza, come lo è vivere momenti di serenità: entrambi fanno parte del processo di crescita della nostra consapevolezza. Impariamo a ricercare dentro di noi, senza giudizio e in accettazione, l'origine dei nostri stati d'animo. Impariamo a conoscerci in profondità e, soprattutto, impariamo ad amarci così come siamo, con le nostre debolezze, le nostre paure e le nostre meravigliose potenzialità.

Donatella



Foto di Felipe Borges da Pexels

I MIASMI DELL'ENERGIA REPRESSA - Ngakpa Chogyam - Le Energie Elementari del Tantra - Il lavoro sulle emozioni attraverso il simbolismo del colori - Ubaldini Editore

I miasmi dell'energia repressa (pag. 25/26)
….
Il mondo ha un senso immediato e spontaneamente evidente. Lo possiamo abbracciare, ci può abbracciare, possiamo danzare; alla sola condizione di abbandonare il nostro sistema di interpretazione ossessivo e preordinato. Il mondo non è statico. Non ci sono regole valide sempre, ogni situazione è fresca e nuova. Perché allora immaginare di poter incasellare l'esperienza? Perché voler ricostruire la vita a modo nostro? Siamo davvero convinti che per capire la vita a ogni livello, sia necessario passare i fenomeni al vaglio del nostro discernimento? Le domande si fanno interessanti. Scopriamo che più ci interroghiamo e più capiamo la natura dell'"essere confuso". E' strano parlare della scoperta della natura dell'essere confuso. Parlando della nostra condizione evidente, il modo in cui siamo, non ci dovrebbe essere nulla da scoprire; tutto è già ovvio. Ma restano molte cose di noi che non capiamo.
Prendiamo per esempio il nostro modo di camminare. Se ci chiedessimo come camminiamo, probabilmente risponderemmo che lo facciamo e basta: mettiamo un piede davanti all'altro e accade naturalmente. Potremmo dire che abbiamo imparato da bambini, quando i genitori ci aiutavano a scoprire l'equilibrio, e che ora ci viene naturale come le altre capacità che abbiamo acquisito, sia nuotare, andare in bicicletta o sciare. Abbiamo una gamma di capacità molto vasta: apprezziamo certi sapori, ascoltiamo la musica, guardiamo quadri o film, ma forse non abbiamo mai considerato tutto ciò come capacità acquisite. Alcuni non sono d'accordo sul fatto che una vasta gamma di percezioni sensoriali sia acquisita; basta però prendere in esame la varietà di cibi e di bevande, i cui sapori si considerano acquisiti, per capire che, almeno in questo campo, ciò è vero. Tornando al camminare, fatto apparentemente semplice, sarebbe interessante considerare il lavoro compiuto nel campo della robotica, in cui il processo della deambulazione è stato analizzato e tracciato dal computer, cercando di simulare la deambulazione umana. Ciò che ci sembra tanto semplice è di una tale complessità ingegneristica da non essere alla portata dell'attuale tecnologia. Per quanto riguarda l'analisi dell'articolazione dell'anca, vediamo per esempio che un punto dell'anca in pochi passi traccia una spirale di forma allungata, poiché l'articolazione si muove sia lateralmente che verticalmente. Un'articolazione meccanica in grado di svolgere la stessa funzione richiederebbe decenni di ricerca. Ci sono migliaia di movimenti delicatamente equilibrati, coordinati attraverso muscoli, tendini e legamenti; e i tentativi di riprodurli mostrano la complessità del camminare. Eppure noi camminiamo e basta. Questo per quanto riguarda le capacità fisiche e sensoriali.
Ma che dire del mondo delle idee? Che dire della struttura del pensiero e della complicata geografia della personalità? Il mondo delle idee è più complesso e più sottile. Metterci a pensare al modo in cui pensiamo ci caccerebbe in un problema spinoso. Siamo ovviamente limitati dal nostro stile, dal nostro modello di pensiero. Osservare il pensiero richiede qualcosa che sia staccato dal pensiero, e questo "qualcosa" è la "dimensione aperta" del nostro Essere; la scoperta dello spazio con la pratica della meditazione che esamineremo nel prossimo capitolo.
Ritorniamo alle domande iniziali e all'esplorazione del paesaggio familiare, sebbene in parte sconosciuto, dell'"essere confuso". In senso relativo il nostro Essere è distolto dall'essere, perdendosi all'infinito in miasmi di finzioni rinvianti; la divisione in scomparti, l'etichettatura e i compartimenti giudicanti della burocrazia concettuale. Ci sembra imperativo cercare in questo mondo la conferma di esistere realmente. In qualche modo dubitiamo della nostra esistenza, e ciò è fonte di continuo turbamento. Molti sosterranno di non dubitare della propria esistenza: sono reali come gli altri, sanno di esistere e, per di più, sarebbero infastiditi e offesi da una simile insinuazione. Ma non è un atteggiamento onesto. Abbiamo davvero offeso la loro intelligenza, o la loro reazione è dettata dalla paura? Se siamo così convinti della nostra esistenza, perché cercare continuamente prove e conferme? 
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Mi piace proporre l'estratto di questo interessante libro terminando con il punto interrogativo. 
Magnifica l'immagine della spirale allungata legata alla deambulazione: la crescita evolutiva generata dal … camminare nella vita. 

martedì 17 dicembre 2013

QUIETE E SILENZIO - Jeanne de Salzmann - La Realtà dell'Essere

Sento sempre di più il bisogno di quiete e di silenzio. Dietro le forme dei pensieri continui e delle emozioni esiste un'energia molto sottile che non è fatta per essere proiettata all'esterno. Mi permette di sapere cosa sono nella mia essenza. Ma è difficile arrivare al vuoto in cui questa energia viva può essere sentita.



ILLUSIONE O REALTA'?

Spesso, quando si vive una situazione difficile, si spera che intervenga qualcosa a modificarla e a renderla meno gravosa. Questo atteggiamento è assolutamente naturale e aver fiducia nel cambiamento è importantissimo. Illusorio è però aspettarsi che la trasformazione arrivi dall'esterno e dipenda da altri. Abbiamo il potere di cambiare noi stessi, sciogliendo la nostra rigidità e affrontando le nostre paure; possiamo variare il nostro modo di osservare la realtà e divenirne attori protagonisti invece che spettatori. In caso contrario, legheremo la nostra fiducia ad aspettative che andranno irrimediabilmente deluse. Ci illuderemo che, delegando il nostro potere all'esterno, qualcun altro possa cambiare le cose al posto nostro.

Donatella





NON CONOSCO ME STESSO - Jeanne de Salzmann - La Realtà dell'Essere La Quarta via di Gurdjieff - Casa Editrice Astrolabio

Non conosco me stesso 

Chi sono io? Ho bisogno di saperlo. Se non lo so, che significato ha la mia vita? E cosa, in me, reagisce alla vita? Allora devo provare a rispondere, a capire chi sono. Prima, il mio pensiero fa un passo indietro e mi dà dei suggerimenti su di me: sono un uomo o una donna che può fare questo, che ha fatto quello, che possiede questo e quello. Il mio pensiero offre spontaneamente risposte possibili in base a tutto ciò che conosce. Ma non sa chi sono io, non conosce veramente me in questo momento. Mi rivolgo allora al sentimento: è tra i centri più capaci di conoscere. E' in grado di rispondere? Il mio sentimento non è libero, deve obbedire all'io che vuole essere il più grande, il più potente e che soffre sempre per il fatto di non essere il primo. Perciò non si arrischia: ha paura, oppure dubita. Come può sapere? Poi, naturalmente, c'è il mio corpo, la capacità di sentire il corpo. Ma io sono il mio corpo?
In realtà, io non conosco me stesso. Non so cosa sono. Non conosco né le mie possibilità né i miei limiti. Esisto, ma non so in che modo esisto. Ritengo che le mie azioni affermino la mia stessa esistenza, tuttavia reagisco sempre alla vita solo con una parte di me. Reagisco o emotivamente, o intellettualmente o fisicamente. E non sono mai realmente "io" a rispondere. Credo anche di starmi muovendo nella direzione in cui voglio andare e credo di poter "fare", ma in realtà sono condotto, mosso da forze di cui non so nulla. Tutto in me prende posto, tutto accade. Le corde vengono premute senza che io ne sappia niente. Non vedo che sono una marionetta, come una macchina messa in moto da influenze esterne.
Al tempo stesso, sento passare la mia vita come se fosse la vita di qualcun altro. Mi vedo confusamente mentre mi agito, spero, rimpiango, ho paura, mi annoio … tutto senza sentire che sto prendendovi davvero parte. La maggior parte del tempo agisco senza saperlo e mi rendo conto solo dopo che ho detto questo o fatto quell'altro. E' come se la mia vita si svolgesse senza la mia partecipazione consapevole. Si svolge mentre dormo. Di tanto in tanto ci sono scossoni o shock che mi risvegliano per un istante. Nel mezzo di uno scoppio d'ira, o di un grande dolore, o di un pericolo, improvvisamente apro gli occhi:"Cosa? Sono io, ora, che sto vivendo questa situazione?". Ma dopo lo shock torno al mio sonno, e può passare molto tempo prima che un altro shock mi risvegli.
Mentre la vita scorre, posso cominciare a sospettare di non essere quello che credo. Sono un essere addormentato, un essere che non ha alcuna coscienza di sé. In questo sonno confondo l'intelletto (il pensiero che funziona indipendentemente dal sentimento) con l'intelligenza, che comprende la capacità di sentire ciò che si sta pensando. Le mie funzioni (pensieri, sentimenti e movimenti) lavorano senza direzione, preda di shock casuali e abitudini. E' lo stato dell'essere più basso, per un uomo. Vivo nel mio mondo ristretto e limitato, dominato da associazioni che provengono da tutte le mie impressioni soggettive. E' una prigione a cui faccio sempre ritorno: la mia prigione.
La ricerca di me comincia col chiedermi dove sono "io". Devo sentire l'assenza, l'abituale assenza dell'io. Devo conoscere il sentimento di vuoto e vedere la menzogna insita nell'affermare sempre un'immagine di me, il falso "io". Diciamo continuamente "io", ma non ci crediamo veramente. In realtà, non abbiamo altro in cui credere. E' il desiderio di "essere" che mi spinge a dire "io": è dietro a tutte le mie manifestazioni. Ma non si tratta di un impulso cosciente. In genere osservo gli atteggiamenti degli altri per convincermi del mio essere: se mi respingono o mi ignorano, allora dubito di me stesso; se mi accettano credo in me.
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Un libro che ho amato moltissimo e che ha accompagnato molti passaggi del mio percorso di consapevolezza. Non è un testo semplicissimo per chi non è abituato ad un lavoro consapevole, ma assolutamente illuminante per chi è in cammino. 
Sono stati scritti molti testi sul lavoro di Gurdjieff: personalmente ritengo quest'opera tra le migliori. Forse, a renderla speciale è proprio la prospettiva femminile. 
Jeanne de Salzmann ha vissuto al fianco di Gurdjieff, lavorando con lui fino alla sua morte.
Ha ricoperto un ruolo primario nella trasmissione dei suoi insegnamenti e nella pratica degli esercizi di danza chiamati "Movimenti".

lunedì 16 dicembre 2013

SCUOLE E MAESTRI - J.G. Bennet - SUBUD Il contatto con la Fonte di Vita - Edizioni Mediterranee

Scuole e Maestri (pag.97/98)

Vorrei accennare qualcosa in merito al ruolo che "scuole" e "maestri" hanno nell'opera di perfezionamento di sè. Qualsiasi "insegnamento", sia esso di carattere generale come i Dieci Comandamenti, oppure specializzato nella prescrizione di una particolare disciplina, è inevitabilmente "standardizzato": si presenta cioè sotto la stessa forma a tutti coloro che desiderano seguirlo. Tuttavia gli esseri umani non sono standardizzati. Esistono differenze incolmabili nelle capacità e limitazioni di ciascuno che affronta il compito del perfezionamento di sè e perciò ogni persona che segue un determinato sistema di insegnamento deve stendersi sul letto di Procuste e lasciarsi stirare o accorciare fino a quando non sarà adatto.
Il mondo è pieno di disadattati psichici che hanno tentato di adeguarsi ad un codice standard di discipline morali o pratiche. Coloro che mirano alla perfezione più alta sono quelli che maggiormente soffrono per l'incompatibilità esistente tra le loro possibilità individuali e le esigenze della via che hanno prescelta. La generale rigidità della disciplina religiosa è proprio una delle cause del declino della religione. Anche per quanti sono capaci e desiderosi di adottare una vita di severo ascetismo raramente si trova ciò che ad essi conviene in una disciplina standardizzata.
La vera importanza delle "scuole" non consiste unicamente nell'esclusività dei loro metodi speciali, esercizi od altro, ma soprattutto nella conoscenza e nell'esperienza che garantiscono l'adattamento di questi metodi ai singoli bisogni individuali. 
E' da questa comprensione che si riconoscerà un direttore spirituale o maestro autentico. Essi sono stati sempre estremamente rari e comunque possono sperare di impartire i loro insegnamenti con la necessaria cura e di seguire da presso soltanto un numero esiguo di discepoli provvisti di particolari doti.
Coloro che ricevono da una "scuola" solamente delle istruzioni indirette o mediate non procederanno molto innanzi senza correre il rischio di distruggere l'armonia vitale tra i diversi processi parziali che si determinano nell'interiorità del processo globale.
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Quanti credono sia possibile trasformare la natura umana valendosi dell'auto-disciplina sono, spesse volte, tentati di prendere troppo alla leggera le complicazioni inerenti allo sviluppo armonioso del corpo, dello spirito e dell'anima.
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Condivido profondamente i concetti espressi  e ritengo siano quanto mai attuali e importanti.
Purtroppo spesso viene sfruttata l'ignoranza (di chi ignora e non conosce) e l'inesperienza delle persone, arrivando a manipolarne il dolore, le paure e le debolezze. 
La libertà individuale non si manifesta attraverso una scelta attuata tra la moltitudine di tecniche e insegnamenti spirituali offerti, ma solamente grazie ad una scelta consapevole.
E una scelta consapevole da parte di chi ignora può attuarsi solo in un ambito di profondo rispetto e di accettazione dell'unicità individuale.

I LIBRI: PREZIOSI COMPAGNI DI VIAGGIO

Mi piace scrivere e adoro leggere. Ovviamente, leggo moltissimi libri che trattano di spiritualità, di medicine tradizionali e di religioni per approfondire la mia ricerca e avere la possibilità di guardare alle cose da prospettive sempre nuove. 
Interiorizzo gli insegnamenti che risuonano con il mio cuore e lascio andare gli altri, mantenendo inalterata la mia libertà. D'altra parte, praticando la meditazione quotidianamente, spesso mi sono ritrovata a leggere il libro giusto nel momento in cui, lavorando su me stessa, avevo ricordato qualcosa che mi apparteneva e che nella lettura comprendevo ancora più in profondità.
Il mio percorso di tanti anni è sempre stato accompagnato dai libri: alcuni mi hanno trasmesso poco, altri hanno letteralmente illuminato il mio cammino, tanto che li ho riletti più volte cogliendone sempre nuovi spunti di riflessione. Anche grazie a questi autori, che hanno scelto di condividere i loro insegnamenti, sono cresciuta e maturata. Per questa ragione ho scelto di dedicare una parte di questo blog ai libri che ho letto e che mi sono rimasti nel cuore. Ne trarrò degli spunti per offrire a mia volta l'opportunità a chi legge di assaporarne i contenuti. 
Mi farebbe enormemente piacere che queste riflessioni fossero il punto di partenza di una condivisione corale, dove ognuno potrà liberamente esprimere la propria unicità.

Donatella



domenica 15 dicembre 2013

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI Guardare alle cose cambiando prospettiva - Donatella Coda Zabetta - Edizioni Mediterranee

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI



L’intento principale del libro è quello di fare chiarezza sulle cause che scatenano uno stato di malessere o disarmonia, offrendo una prospettiva nuova da cui guardare al proprio vissuto per iniziare un lavoro di consapevolezza che ciascuno, senza distinzioni, è in grado di affrontare.
Il libro valorizza l’importanza di un lavoro consapevole su se stessi che, grazie alla comprensione, induca a un’analisi oggettiva del proprio vissuto e favorisca il raggiungimento di un equilibrio interiore.
Attraverso esempi pratici di vita vissuta la comprensione dell’insorgenza di determinati stati d’animo e della loro manifestazione risulta facilitata: altrettanto interessante diviene seguirne la dinamica e acquisire la consapevolezza di avere il potere di cambiarla, per vivere le situazioni quotidiane che ci mettono in difficoltà con un minore impatto emotivo.
Le emozioni, soprattutto se fuori controllo, sono fonte di grande sofferenza e instabilità: imparare a non lasciarsene travolgere è determinante per il proprio benessere e attraverso esercizi molto semplici, alla portata di tutti, il libro accompagna il lettore in un percorso personale di autoanalisi volto a stimolare reazioni consapevoli.
Il testo è arricchito dalle canalizzazioni dei Maestri della Gerarchia Spirituale che hanno accompagnato, con i loro insegnamenti, i passaggi evolutivi dell’Autrice.

STANCHEZZA E DISILLUSIONE: CAMBIAMO PROSPETTIVA?

Ci sono momenti in cui la quotidianità diventa faticosa e ci sentiamo stanchi e disillusi. Tendiamo naturalmente a focalizzare la nostra attenzione sulla sensazione di disagio, donandole sempre più potere. Proviamo per una volta ad agire in modo diverso: facciamo una lista di 5 luoghi - della casa, della città o della natura - dove ci sentiamo a nostro agio e prendiamo con noi stessi l'impegno di visitarne uno ogni giorno. Quando ci troviamo nel posto che ci fa sentire bene, ci sediamo e percepiamo la sensazione di pace, calma o sicurezza che ci trasmette, interiorizzandola affinchè diventi parte di noi. Allo stesso modo pensiamo a 5 persone che ci trasmettono buon umore e serenità e cerchiamo di trascorrere almeno alcuni momenti della nostra giornata con una di loro. Focalizziamo poi 5 attività che ci rilassano, come camminare, ascoltare musica, dipingere, suonare ... e ricaviamoci un attimo di pausa nel corso della giornata per dedicarci ad una di esse. Seguendo regolarmente questi consigli, le qualità della gioia e della serenità divengono gradatamente una parte naturale di quello che siamo. Questo non significa che risolveremo d'acchito tutti i nostri problemi, ma, con dei semplici cambiamenti nel nostro stile di vita quotidiano, il vissuto diverrà più leggero, chiaro e spazioso. 

Donatella