lunedì 10 marzo 2014

IL FALSO MAESTRO

Tratto da "I Sufi" di Idries Shah, edito da Mediterranee:

"Il falso maestro darà una grande attenzione alle apparenze, e saprà come far credere a colui che cerca che egli è un grande uomo, che lo capisce e che ha grandi segreti da svelare. Il sufi ha sì dei segreti, ma deve farli sviluppare all'interno del discepolo. Il sufismo è qualcosa che accade ad una persona, non qualcosa che le viene dato. Il falso maestro si terrà attorno i suoi discepoli tutto il tempo, non dirà loro che viene dato un insegnamento che deve finire prima possibile, in modo da poter assaporare da soli il proprio sviluppo e proseguire come persone complete.
Rumi si rivolge allo scolastico, al teologo e al seguace dei falsi maestri: "Quando smetterai di adorare e amare la brocca? Quando comincerai a cercare l'acqua?".
La gente generalmente basa i propri giudizi sui fattori esterni. "Impara la differenza fra il colore del vino e il colore del bicchiere. "




10 commenti:

  1. Sì, il compito di un maestro spirituale è quello di accompagnare, nel minor tempo possibile, il discepolo alla comunicazione consapevole col centro di sé, centro che costituisce il vero e unico Maestro. L'insegnamento iniziatico non è niente altro che la trasmissione dell'influsso spirituale, proveniente dall'Assoluto, che apre alla consapevolezza esente dal dubbio, dunque assoluta, dei princìpi universali che sono norma dell'esistenza. Corrisponde all'inizio del lungo percorso verso la realizzazione del sé universale che è in ognuno, e nel quale ognuno è.

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  2. Grazie Massimo per la condivisione del tuo pensiero. Ti potrei chiedere di approfondire il concetto di consapevolezza esente dal dubbio? Ti riferisci all'Illuminazione? Grazie!

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  3. Mi riferisco all'illuminazione, certo. Illuminazione che è la consapevolezza dell'universale, e dei princìpi che sono norma applicabile all'intera esistenza. Ma l'illuminazione non è l'identificazione con l'Assoluto, non lo è quando è soltanto al primo dei suoi gradi, quello dato dall'essere stati iniziati ai misteri dello spirito. L'iniziazione, quando diviene effettiva, conferisce la vista interna che condivide l'assolutezza del Mistero, e che mostra le leggi fisse che modulano la realtà relativa. Da questa prima illuminazione, che mostra gli stessi princìpi a tutti coloro che comunicano consapevolmente col centro universale di sé, perché la Verità è una nella sua essenza, inizia la lunga via che conduce dalla circonferenza al suo Centro. Diversi stadi, che corrispondono a differenti livelli di consapevolezza, dividono la prima illuminazione da quello che è il suo fine ultimo, e il poterli superare dipende dall'attuazione delle verità, viste nell'immediatezza della vista interna, applicate al proprio agire. La realizzazione metafisica non è mera teoria, perché la teoria senza essere applicata resta all'interno della propria sfera di realtà, sterile quando restasse fine a se stessa. Chi vede non conosce soltanto in modo esente dal dubbio, perché è un conoscere diretto e non mediato dalla mente, ma vede la verità attraverso la capacità, immediata anch'essa, di ottenere una sintesi dall'unione dei minimi dettagli che la realtà rivela di sé, dettagli che passano inosservati a chi non vede. Quello che sto condividendo non è "il mio pensiero", perché la vista interiore al pensiero concede soltanto la decodificazione delle verità viste attraverso una traduzione che, pur non essendo un'interpretazione individuale, è costretta a tralasciare l'essenziale che, non essendo relativo, non può essere comunicato. Nessuno che veda la verità data dai princìpi esprime idee personali, ipotesi o filosofie, perché chi vede un panorama non può appropriarsene senza diventare esso stesso quel panorama, e quando lo fosse diventato il concetto di proprietà non avrebbe più senso di esserci. Il vedere è sempre identificativo e annulla la distanza che separa il conoscente dal conosciuto. È anche, dall'altro lato, identificativo, nel senso che il conosciuto assimila a sé il conoscente.

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    1. Pardòn, la fretta mi ha fatto scrivere, sbagliando, l'ultima frase che dev'essere scritta così: È anche, dall'altro lato, assimilativo, nel senso che il conosciuto assimila a sé il conoscente.

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  4. Un detto Sufi così cita sulla natura della Certezza iniziatica: "La Certezza è come l'infinità interna al Mistero assoluto, la quale non può esaurirlo".

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  5. Massimo, mi farebbe veramente piacere leggessi il mio libro. Condivido le tue parole in profondità, ne ho fatto esperienza. Quell'esperienza che ho scelto di raccontare proprio attraverso il libro. Ovviamente, come dici tu, può solo risuonare con il cuore di chi legge, ma non potrà mai supplire al lavoro individuale teso a fare dell'esperienza stessa la via verso la propria realizzazione.

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  6. Non leggo più libri da trentacinque anni, mi limito a leggere brevi storie scritte da chi, come me, racconta per il piacere di farlo. A volte scrivo brevi studi di metafisica, ma lo faccio per conservarli a mio uso, perché non sono adatti a essere diffusi.

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  7. Un'ottima opportunità per riprendere! Te lo suggerivo perché è difficile restringere in poche parole riflessioni e pensieri.

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  8. Ma come, prima parli della necessità di essere semplici ma poi, quando serve a te, dici che le cose sono troppo complesse per essere riassunte in poche parole?

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  9. Ho creato il blog per offrire spunti di riflessione e ho scritto il libro per condividere, con semplicità ed umiltà, la mia esperienza.

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