martedì 1 aprile 2014

IO o EGO?

"Se non c'è l'Io, c'è solo l'ego.
E che sia.
La presenza dell'Io si riconosce dal fatto che l'Io desidera servire.
L'ego non vuole servire.
Ma finché non c'è l'Io, lasciamo che ci sia l'ego.
Può essere utile.
Che altro potete fare?
Quando appare l'Io, l'ego perde automaticamente energia e importanza.
Può esserci ancora, ma non ha il comando."

Madame De Salzmann




Quando si inizia a lavorare su di sé, è quasi impossibile non porsi la domanda : "Chi sono?" e realizzare quanto sia difficile rispondervi.
Ci si rende conto di quanto sia facile essere talmente assorbiti dall'azione esteriore, dall'organizzazione della quotidianità da rischiare di identificarsi con essa. Si perde il contatto tra mente e corpo e ci si comporta per la maggior parte del tempo come degli automi. La mente è iperattiva e il corpo subisce passivamente le sue direttive. Non vi è integrazione. 
Nel corpo c'è tutto, ma è difficile rendersene conto. Solo quando ci si rilassa, con l'intento di ascoltarsi, si diviene consapevoli delle tante tensioni presenti. Imparando a immergersi in quelle tensioni, si inizia a comprendere qualcosa in più di quello che si è veramente. Generalmente si è così proiettati verso  il raggiungimento di un risultato, da dimenticarsi di sé stessi. 
In fondo, l'ego non è che l'energia del Sè che ha intrapreso una direzione parziale, focalizzandosi sulla ricerca del benessere materiale o presunto tale, invece che sulla totalità dell'essere. 
Per trasformare questa attitudine è necessario morire alle proprie abitudini, ai propri schemi mentali e alle aspettative che caratterizzano la vita. E' necessario che corpo e mente divengano due energie integrate e questo può avvenire solo se si lascia che sia il cuore a indicare la via. Il cuore non segue i binari prefissati dell'educazione, delle norme sociali, ma manifesta la libertà di essere in armonia con il proprio sentire innanzi a tutto, con gli altri e con il mondo. La mente vive molto male questa libertà al di fuori delle regole e non si metterà facilmente al servizio del cuore,  creando sofferenza. Le giustificazioni si sprecheranno per indurci a tornare a comportarci secondo abitudine e sarà necessario uno sforzo attivo per cambiare le cose. Questo sforzo sarà determinato dall'ego, ma non deve sfociare nella manipolazione. Per questo deve essere intrapreso con sensibilità e senso di sacrificio: per realizzare il momento in cui è necessario lasciarlo andare. Il punto di passaggio è sottile: ci può essere troppo sforzo (manipolazione) o troppo poco (pigrizia). Il corpo sarà uno strumento prezioso per donarci la consapevolezza necessaria a procedere nella graduale riscoperta di chi siamo veramente, manifestando con la presenza di tensioni il comando della mente.


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