giovedì 12 febbraio 2015

ACQUA , TERRA E FUOCO


Oman. Salalah.
Il mare lambisce il deserto. Non c’è vegetazione, se non radi cespugli, a colorare una distesa sconfinata di sabbia bianca: i dromedari vi passeggiano liberamente alla ricerca di cibo.
Sullo sfondo l’altopiano, brullo anch’esso. E il silenzio.
Amo questo paesaggio che rappresenta in modo così evidente il dualismo di terra e acqua.
Non c’è vegetazione. Non c’è integrazione tra i due elementi.
Un terzo elemento, il fuoco entra in gioco ad alterarne l’equilibrio.
Il calore del sole, unitamente all’assenza di precipitazioni, inaridisce il paesaggio invernale. Le piogge monsoniche, unitamente alle temperature altissime, lo risvegliano sopra i 600 metri di altitudine, ma a bassa quota il fuoco desertifica la terra.
La flessibilità dell’acqua vivifica la materia, travolgendola, quando l’intensità del fuoco non la brucia.
Le onde dell’Oceano Indiano si infrangono a riva, alte e dirompenti: sembrano rispecchiare la forza incontrollata degli elementi quando si incontrano.
I dromedari indicano la via per la sopravvivenza: riserve individuali e frugalità.
Ci si deve bastare, accontentandosi del poco che è a disposizione.

La natura trova sempre un modo per adattarsi.




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