martedì 29 settembre 2015

NON ATTACCAMENTI

Cosa significa non avere attaccamenti?
Si tratta di una domanda che richiederebbe ore per una risposta esauriente, ma proviamoci lo stesso.

Nel percorso verso la consapevolezza ci troviamo dapprima a fare i conti con le emozioni (la mente e la sua soggettività) e poi con il processo di accettazione di noi stessi (e quindi delle nostre paure e debolezze): passaggi che richiedono vite intere di lavoro su se stessi.
Dopo aver elaborato questi passaggi si è arrivati ad una buona centratura interiore (il mio punto di riferimento è all'interno di me e non più determinato da punti di riferimento esterni) e la visione cambia radicalmente divenendo oggettiva. 
Sono consapevole che esistono situazioni che sono in grado di cambiare e altre che posso semplicemente accettare: sarebbe molto presuntuoso e poco consapevole, infatti, pensare di avere il potere di cambiare gli altri o le situazioni che ci coinvolgono insieme a loro (con l'umile consapevolezza di quanto è difficile e faticoso cambiare se stessi). Sono consapevole che vi sono momenti in cui parlare e altri in cui il silenzio è il miglior strumento.
La mia vita non dipende più dalle aspettative, dai desideri, dalla necessità del controllo in quanto sono pronto ad aprirmi alla realtà che si dispiega spontaneamente e a viverla con consapevolezza nel momento presente. La mia vita non trova più stabilità e sicurezza in punti di riferimento esterni, come la famiglia, il lavoro, gli affetti, ma sa gioirne ed accettarne i cambiamenti, senza venirne travolta.
Sono divenuto consapevole del fatto che l'energia si trasforma continuamente e ho fiducia che ogni cosa si svolga per il mio sommo bene. 
Arrivare a questa consapevolezza richiede un lunghissimo percorso di autoanalisi e di meditazione. Per questo chi ancora non l'ha affrontato potrebbe trovare queste parole vuote di significato o attribuire loro ipotesi di significato sulla base del proprio livello evolutivo per cercarne un senso. 
Il grande atto di umiltà che ognuno di noi dovrebbe fare, con la consapevolezza di essere in viaggio, è quello di conoscere bene il proprio presente e le prove che è pronto ad affrontare per viverle con intensità e pienezza e attraverso di esse crescere ed evolvere, senza proiettare la propria attenzione verso una meta. 
Purtroppo spesso vogliamo arrivare in cima alla montagna molto velocemente e in elicottero, dimenticando che il vero percorso è rappresentato da un viaggio sempre più in profondità entro noi stessi ed è sconsigliabile saltarne i passaggi senza creare blocchi e ostacoli importanti a interromperlo. 
Condivido la mia esperienza nel percorso verso la consapevolezza nel libro "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI guardare alle cose cambiando prospettiva - Edizioni Mediterranee.




domenica 27 settembre 2015

SALUTE E MALATTIA

Estratto da "Mantra Madre" di Selene Calloni Williams - Edizioni Mediterranee:

"Quando si ammala, l'uomo libero si chiede quale emozione la malattia porti in sè, egli entra nella propria malattia alla ricerca di un sentimento represso: lo cerca, lo ama, lo libera, lo vive e lo sublima nell'estasi dell'amore tra umano e divino. 
L'uomo libero riconosce la malattia come la voce dell'ombra che lo chiama. E verso l'ombra egli si incammina con grande coraggio."



Ho appena iniziato la lettura di questo libro e già mi piace molto. Questa riflessione, in particolare, è molto interessante per il cambio di prospettiva che propone riguardo alla malattia come la rottura di un'armonia intrinseca che ci appartiene e si manifesta attraverso l'equilibrio tra luce ed ombra, tra maschile e femminile, tra morte e vita.
Di fronte alla malattia istintivamente ci si irrigidisce o si reagisce ricercando la terapia medica più efficace: sprofondarvi dentro rappresenta infatti una scelta consapevole.
Di fronte alla malattia spesso si guarda al proprio corpo come ad un nemico e raramente come ad un alleato al cui fianco percorrere il sentiero verso la comprensione.
Di fronte alla malattia ci si sente fortemente destabilizzati e la paura dirige l'azione per riprendere quanto prima il controllo della situazione intervenendo a bloccare il sintomo e dimenticando che esso rappresenta solo la punta di un iceberg molto più profondo che deve essere visto, compreso, elaborato per ristabilire il naturale equilibrio corporeo.
La malattia è sempre un'opportunità importante per lavorare su se stessi con consapevolezza. 
Per conoscersi meglio e per rivedere le proprie priorità. 
La malattia ci mette a nudo e ci espone alla vulnerabilità della nostra fisicità. 
Se non impariamo ad integrare la parte materiale con quella spirituale, difficilmente troveremo il  coraggio di incamminarci verso l'ombra, senza paura, alla ricerca dell'equilibrio.

mercoledì 23 settembre 2015

VIVERE NEL PRESENTE

Si può leggere questa espressione quasi ovunque quando si parla di spiritualità. E si evidenzia, in particolar modo, quanto sia importante respirare e restare focalizzati su quello che si sta facendo.
La difficoltà risiede proprio nel manifestare questo atteggiamento. 
Portare la spiritualità nella quotidianità non è semplice per svariati motivi. Il primo è sicuramente dettato dall'abitudine e dagli automatismi che ci caratterizzano; il secondo dai ritmi frenetici della nostra vita, che lasciano poco spazio alla consapevolezza. Il terzo e non meno importante è generato dal rapportarsi con gli altri e con le situazioni, restando sempre e  comunque in una condizione di apertura di cuore. Queste parole possono sembrare astratte, ma non lo sono affatto. La nostra mente è abilissima nel convincerci di essere nel cuore con infinite giustificazioni, ma il nostro corpo può rivelarci l'esatto contrario e a farci da specchio è spesso l'altro. L'empatia scaturita dal cuore è tangibile e crea un'energia di condivisione e comprensione anche nelle situazioni più dolorose. E' come un caldo abbraccio in grado di abbattere le barriere di chiusura che il dolore erge naturalmente.
Il distacco della presenza nasce da un profondo lavoro personale che permette di non risuonare con le paure e le debolezze di chi ci circonda pur rimanendo in apertura di cuore. La centratura è frutto di un autoanalisi continua tesa a rimettere in discussione il proprio sentire sulla base dei disagi del corpo fisico. Il benessere è infatti il dono derivato dalla capacità di essere se stessi con serenità,  permettendo cioè alla propria essenza di manifestarsi spontanemente. Questo avviene quando i blocchi delle paure e della non accettazione delle proprie debolezze e del dolore sono stati elaborati e trascesi. Ci vogliono vite intere per venirne a capo e non si smette mai di imparare. Il percorso è come una spirale: spesso sento ripetere, in relazione a determinate dinamiche: "Ci ho già lavorato, le ho lasciate andare e superate", ma per esperienza personale, so che con la maturazione ci si trova inevitabilmente ad affrontarle nuovamente ad un livello più profondo. Il viaggio è una continua crescita e la vita ci porta continuamente a rivederci sulla base degli eventi che ci troviamo ad affrontare. Vivere nel presente significa proprio essere aperti alla continua trasformazione del nostro corpo, ai suoi ininterrotti segnali, per comprenderci sempre più a fondo e ampliare lo spazio di cuore in cui essere consapevoli. Consapevoli anche  di lavare i piatti, se è quello che stiamo facendo, senza vagare con la mente nel flusso ininterrotto dei pensieri.




lunedì 21 settembre 2015

IL GREGGE IMPAZZITO

Ieri mi è successa una cosa che a pensarci mi lascia ancora perplessa. 
Sono andata al cinema a vedere "Inside out" e fin qui tutto normale. La sala era gremita di famiglie con bimbi più o meno piccoli, adolescenti e coppiette. 
Dopo mezz'ora di visione ci sono problemi alla pellicola e la proiezione viene interrotta per una decina di minuti. Può capitare. Riprende la visione con la scena interrotta e patatrac, si interrompe nuovamente. Altri 10 minuti di attesa. Finalmente il problema viene risolto e il film procede senza pause fino a 10 minuti dall'inizio dello spettacolo successivo. A quel punto viene bruscamente interrotto (manca il finale) e la maschera ci invita ad uscire. Sguardi interrogativi e basiti si incrociano a cercare risposte, motivazioni, supporto. Pochi mantengono la posizione, i più lasciano la sala. I pochi a restare aspettando il finale, sono veramente pochi, ma ben presto vengono esortati a uscire e a porgere eventuali reclami alle casse. 
Sapete cosa mi ha lasciato l'amaro in bocca? Il vedere come tutti si siano arresi senza reclamare. Alle casse eravamo poco più che una decina, le voci fuori dal coro. La maggioranza ha subito senza proferire verbo e si è adeguata. Ha preferito lasciar correre. L'interruzione prima della fine della pellicola è diventata una cosa naturale sebbene imposta senza una parola di scusa. 
Una sala di cinema si è trasformata nello specchio fedele dell'Italia di oggi.
Un gregge impazzito e incapace di assumersi la responsabilità di un'azione volta a difendere il rispetto verso la persona.



MOVIMENTO DELLA SPERANZA


Venerdì 25 sarò a Cattolica e per un cambio programma parlerò nel pomeriggio di venerdì stesso: 

APRIRSI ALLA GIOIA: UNA SCELTA IMPORTANTE

Con meditazione conclusiva




domenica 20 settembre 2015

VOLTARE PAGINA

Spesso nella vita tendiamo a trattenere le cose insieme ai ricordi. Immagino che tutti abbiano in un angolo recondito della casa qualcosa, legato al passato, che racchiude dei ricordi particolari a cui ogni tanto si torna giusto per coccolarsi un poco. Un luogo magico dove il passato è gioia e fa piacere rammentarlo. 
Spesso tendiamo a trattenere molto vividi i ricordi dolorosi e a lavare con un colpo di spungna quelli sereni. Il dolore lascia ferite aperte, la felicità è data per scontata e quell'oggetto lo teniamo proprio per non dimenticare che al di là di tutto, non è affatto così. Il nostro passato ha racchiuso infiniti momenti di gioia, anche se spesso non dedichiamo tempo a ricordarli mentre siamo impegnati a recriminare su ciò che non è andato bene. 
Arriva però un momento nella vita in cui bisogna scegliere di trattanere questo insegnamento nel cuore e lasciar andare l'oggetto fisico che ce lo ricorda. Che sia un trasloco, una scelta di riordino per fare spazio o semplicemente un essere pronti a farlo ha poca importanza. Voltare pagina è indispensabile per aprirsi a nuove esperienze con la consapevolezza che il nostro passato nella sua interezza di gioie e dolori ci ha reso chi siamo oggi.
A volte staccarsi dai ricordi è difficile, mette tristezza. Ci sta. Ma si tratta di un attimo... se dura più a lungo e porta a trattenere gli oggetti invece di lasciarli andare, è importante chiedersi come mai risulti così difficile vivere nel presente, aprendosi al fluire della vita. 
Generalmente è la paura a dettar legge... come se il lasciar andare ci togliesse qualcosa per sempre e la vita non ci riservasse più altri momenti così belli. Irrazionale vero? La paura lo è sempre.





giovedì 17 settembre 2015

L'UNICITA' CHE VUOLE TRASFORMARSI IN DIVERSITA' ... PER EGO

Sarà capitato a tutti di trovarsi davanti chi, più o meno velatamente, desidera essere "visto". 
L'intento è quello, ma i modi per manifestarlo sono veramente tanti.
Ci sono gli insopportabili, quelli le cui frasi sono composte da IO, IO, IO.
Che si brilli per eccellere o per rivelarsi infimi peccatori, non ha importanza: basta mantenere i riflettori del pubblico puntati su di sè.
Ci sono gli specchi magici: quelli il cui Io per brillare utilizza gli altri. Sono quelli sempre pronti a dedicarti attenzioni per riceverne di conseguenza nel ruolo di salvatori.
Non dimentichiamo quelli più astuti: i controtendenza. Se tutti percorrono il percorso A o il B o il C, sono quelli che hanno scoperto il percorso XWZ - sono più avanti, è inevitabile.
Poi ci sono i cattedratici: elargiscono pillole di saggezza a raffica. Levagli la cattedra e ne faranno un dramma.
Ci sono le vittime sacrificali: i poverini della situazione che nelle loro infinite sventure hanno da parlare di sè per interi giorni.
Se ve ne vengono in mente altri, elencate. Credo ognuno di noi ne abbia incontrati a bizzeffe.

Quando si sta bene con se stessi, non occorre sbarluccicare per ottenere approvazione o auto-convincersi di essere migliori. Basta essere. 





mercoledì 16 settembre 2015

CAMBIAMENTI IN ATTO

Come si reagisce ai cambiamenti?

Vi sono molti modi di reagire ed ognuno di loro ci fa comprendere qualcosa in più di noi stessi.

Ci sono i recalcitranti che si trasformano in muri antisfondamento irrigidendosi come baccalà.
Ci sono gli abitudinari che collassano in un baratro senza ossigeno travolti dalla mancanza.
Ci sono i burattini che si trasformano in esseri inerti trascinati dalla marea delle situazioni.
Ci sono gli indecisi il cui umore diviene un'altalena oscillante tra serenità e preoccupazione.
Ci sono i depressi, vittime sacrificali del mondo intero.
Ci sono gli eccessivi che vorrebbero completare il cambiamento in un battito di ciglia 
per ripartire quanto prima con la solita routine.
Ci sono gli extrapropositivi che da un cambiamento ne creano sette 
per poi arenarsi nel mondo delle idee.

Vi è anche la possibilità di cambiare prospettiva e agire, invece di reagire al cambiamento:

vivendo il presente con consapevolezza,
senza attaccamenti, nè aspettative,
lasciando andare quello che non serve più
per aprirsi con gioia all'energia di nuove esperienze.

Per ora ci riescono solo i Simpson, ma ci stiamo lavorando ;-)




domenica 13 settembre 2015

AFFIDARSI ALL'INTUIZIONE

Affidarsi all'intuizione è seguire il proprio cuore e lasciarsi andare al benessere del corpo. Cuore e corpo sono strettamente collegati. Il corpo, nella sua semplicità, è un ottimo alleato nel percorso verso la consapevolezza. E' diretto e non mente. 
Il benessere e l'armonia del corpo sono uno specchio fedele della nostra interiorità ed è proprio un corpo sano e ricco di energia a permetterci di manifestare con libertà e leggerezza chi siamo.
Conoscere e ascoltare il prorpio corpo diviene, quindi, essenziale, ma la mente ci porta spesso a trascurarne i segnali. 
Quante volte ci capita di sentirci stanchi e non fermarci affatto a riposare? Quante volte avvertiamo un disagio (mal di testa, dolore alla schiena...) e facciamo finta che non esista? 
Forse troppe, e se ci fermiamo un attimo ad osservare i nostri corpi affaticati e il ritmo di vita a cui li sottoponiamo, non possiamo che rendercene conto. Questo atteggiamento di indifferenza ci porta ad allontanarci sempre più dal corpo e dal cuore: ci porta a fissare la nostra vita su priorità "illusorie" (come l'immagine, il ruolo da sostenere, le aspettative... ) donando alla mente il potere del cuore e rendendoci schiavi dei nostri stessi desideri. 
Tornare ad ascoltarsi non è impresa semplice: si tratta, infatti, di spogliarci da tutte le sovrastrutture che nel tempo abbiamo con particolare dovizia accumulato perseguendo obiettivi materiali, per tornare a far emergere il cuore. Ogni singolo passaggio è doloroso e quando gli strati sono tanti il lavoro di liberazione diviene un vero percorso a ostacoli alla ricerca di noi stessi.
Nel mio libro "Il coraggio di ascoltarsi" (Edizioni Mediterranee) affronto questo tema trattando i passaggi obbligati per giungere alla consapevolezza a tornare essere nel cuore.



venerdì 11 settembre 2015

SCELTE DI VITA

La vita ci pone continuamente di fronte a delle scelte. A volte banali, altre volte importanti. 
E la nostra stessa vita sarà il frutto delle scelte che attueremo. Per questo motivo diventa fondamentale scegliere con consapevolezza.
Cosa differenzia una scelta consapevole da una scelta inconsapevole?
La coerenza con noi stessi. Spesso essere coerenti è una scelta faticosa, soprattutto quando entra in gioco l'ego. L'ego è guidato dalla mente e come tale predilige scelte soggettive che favoriscano gli interessi personali, anche a discapito del rispetto di se stessi, innanzi tutto, e degli altri, conseguentemente. L'oggettività della scelta nasce dal cuore e da una visione non alterata da aspettative personali. Il rispetto, l'amore e la condivisione dirigono l'agire nella manifestazione. Non vi sono secondi fini a determinare la decisione.
Chi sceglie di cuore e si confronta con chi sceglie soggettivamente spesso va incontro al suo stesso ego e nella forza della scelta coerente ritrova se stesso e la stabilità della sua centratura. Proprio nell'instabilità si realizza quanti passi sono stati fatti e come sono stati compiuti nel cammino verso la consapevolezza.




martedì 8 settembre 2015

PROSPETTIVA DI OSSERVAZIONE

Estratto da “La saggezza e il destino” di Maurice Maeterlinch

"Fra la tristezza e la gioia non c’è altra differenza se non quella che passa fra un’accettazione un pò più sorridente e un pò più illuminata e una sottomissione ostile e incupita, fra un’interpretazione rigida ed ostinata e un’altra armoniosa ed estesa.Il più felice degli uomini è colui che conosce la propria felicità, e chi la conosce meglio è colui che nel profondo percepisce come la felicità sia separata dallo sconforto unicamente da "un’idea alta, infaticabile, umana e coraggiosa".


Condivido profondamente questo pensiero.

domenica 6 settembre 2015

LA GIORNATA DELLE RADICI

Estratto da "Guarire con il pensiero" di Scaligero:

"Un tempo, il dominio sensibile, la natura, la corporeità, erano per l'uomo tradizionale il mondo in cui doveva immergersi per trovare lo Spirito: egli poteva attingere il Sovrasensibile nella organizzazione fisica. Per il moderno uomo razionale, il mondo sensibile è invece ciò in cui è immerso e che perciò deve superare: è il mondo che egli tende a comprendere e a dominare mediante la Scienza, secondo un pensiero che inizialmente sorge nella libera forma dell'intuire, ma non consegue tale coscienza di sè da cogliere il proprio movimento di là dalla mediazione cerebrale, nel percepire puro, nel pensare puro, cioè di là dalla forma sensibile: di là dall'alterità che l'uomo antico non aveva bisogno di superare, perchè spiritualmente egli era uno con essa."



Senza tanti grilli per la testa, è l'espressione che mi sovviene leggendo le parole di Scaligero.
L'immagine di un uomo che ascoltava la natura e guardava nella sua stessa direzione, in quanto dalla natura stessa dipendeva il suo sostentamento e il suo benessere. Quanto ci siamo allontanati da noi stessi! Tanto da credere di poter fare a meno di curarci del pianeta in cui viviamo e della natura che lo abita. Tanto da sentirci superiori e separati da tutto. Tanto da avere la presunzione che tutto sia a nostra disposizione e ogni equilibrio naturale possa essere alterato a nostro piacimento. Abbiamo seminato i frutti della separazione, della divisione e dell'odio, senza rendercene conto, offuscati da un ego debordante e da una mente ipertrofica.
Oggi suggerisco una giornata all'insegna dell'umiltà in cui tornare a mettere radici prima di osservare, parlare o ... pensare.

sabato 5 settembre 2015

LE CONTRADDIZIONI

Osservi e ascolti le contraddizioni con consapevolezza e fai silenzio. Le lasci andare, pensando che non è il momento per dire alcunchè. Poi all'improvviso ti stupisci tu stessa di non aver saputo tacere.
La reazione istintiva alle tue parole è un campo di battaglia dove il dolore dilaga e le ferite sanguinano. Osservi nuovamente e ti chiedi come mai tante volte hai taciuto e questa volta hai parlato. Scavando profondamente in te trovi la risposta. L'amore, in quell'unico caso, era troppo, anche per il silenzio.  Ti chiedi, osservando le conseguenze, se squarciare il velo dell'illusione fosse amore o mancanza di rispetto o ego.  Sì, il tuo ego. Un delirio di onnipotenza a salvare il salvabile. Non lo sai. In fondo al cuore senti tristezza per l'inevitabile. In quel mare in tempesta sai perfettamente che il veliero potrà salvarsi come potrà affondare. Ne sei consapevole. E quel raggio di sole a illuminarne il peso era inevitabile. Uno squarcio tra le nuvole cariche di pioggia, vento e tempesta. Quel raggio di sole aveva la funzione di illuminare la disfatta della tempesta, ma il suo impatto è stato altrettanto devastante. Nella tempesta si cresce o ci si annulla. Quel raggio di sole era una scialuppa di salvataggio karmica. A favorire una scelta consapevole che deviasse il corso degli eventi. Ci vogliono forza interiore, distacco e coraggio per affrontare una tempesta. La paura è cattiva consigliera: ci rende schiavi del dolore, del vento delle emozioni e delle infinite giustificazioni della mente. Quel raggio di sole aveva in sè consapevolezza, sostegno, forza e tanto amore, amica mia.

                                        Ivan Konstantinovič Ajvazovskij (1817-1900), Nave nel mare in tempesta (1858)

mercoledì 2 settembre 2015

DEBITI KARMICI

Estratto da "Reincarnazione e Karma" di Scaligero:

"Vi sono debiti karmici che l'uomo può pagare soltanto quando abbia acquisito adeguate forze di sopportazione e di elaborazione interiore. Fino a tale momento egli può anche vivere una vita non turbata da reali difficoltà. Quando è divenuto migliore (personalmente mi piacerebbe maggiormente il termine "pronto"), viene sottoposto alle prove che lo attendono. Ciò può giovare altresì a capire come l'uomo meno cosciente, cioè il primitivo, venga aiutato a superare le sue prove mediante le catastrofi collettive, nelle quali il male comune in qualche modo viene sopportato con il conforto dell'idea di un ineluttabile che colpisce non individualmente, ma riguarda tutti e con ciò giunge ad avere una giustificazione superiore, preziosa ai fini dell'evoluzione di una data comunità."



Interessante prospettiva quella di Scaligero. Iniziamo a rapportarci con il karma fin dalla nascita, scegliendo la famiglia d'origine in cui incarnarci. Chi si trova, fin da subito, ad affrontare difficoltà e dolore, è pronto a farlo in quanto lo Spirito sceglie preventivamente le prove in grado di supportarne l'evoluzione e per questo motivo si tratta sempre di prove alla portata. 
Naturalmente, alla forza interiore presente, deve unirsi una scelta consapevole a trascendere le difficoltà invece che soccombervi supportata dalla volontà a manifestarla: questo è il frutto della libertà. Libertà che si tramuta in accettazione incondizionata del destino oppure in volontà di comprensione e azione consapevole. In questo atteggiamento risiede la nostra visione del dolore: condanna o supporto evolutivo?
Oggi suggerisco la giornata alternativa: illuminiamo ogni difficoltà o dolore con la luce del cuore e proviamo a scorgerne il recondito messaggio evolutivo.