venerdì 27 novembre 2015

ADOLESCENZA

"Le paure, nell'adolescenza, si accompagnano ad insicurezze e ad inquietudini che si accentuano, o si smorzano, nella misura in cui, negli ambienti familiari e scolastici, non ci siano, o ci siano, atteggiamenti di dialogo e di accoglienza, di ascolto e di immedesimazione emozionale. Se le paure sono lasciate crescere nelle adolescenze lacerate dei nostri giorni, senza che siano interpretate nelle loro fondazioni psicologiche ed esistenziali, si fanno inafferrabili e, a volte, inarrestabili. Ogni esperienza emozionale, del resto, e non solo nell'adolescenza, deve essere analizzata, e decifrata, non nei suoi aspetti esteriori, e comportamentali, ma nei suoi contenuti interiori: nelle intenzioni nascoste che li animano, e negli orizzonti di senso, e di nonsenso, che in essi si formano, e si stratificano."

Eugenio Borgna - La solitudine dell'anima



Ieri sera, ascoltando i racconti di scuola di mia figlia, scopro che qualcuno, nell'intervallo, ha scritto alla lavagna "suicidati". Lavagna già utilizzata ad inizio anno scolastico per emarginare una ragazzina, insultandola. Lavagna espressione di rabbia, paure, isolamento ... urli muti di dolore e di disagio che un semplice cancellino può far sparire.
La parole di Borgna, lette qualche giorno fa, mi ritornano alla mente ed evidenziano il disagio che i bimbi, i ragazzi e i giovani stanno vivendo accanto ad adulti troppo centrati su se stessi, sui propri problemi, per accorgersene.
Vedo in questa lavagna il tunnel nero del dolore, dell'insicurezza, dell'impotenza di fronte ad aventi troppo grandi e prevaricanti; sento nel suo urlo muto una disperata richiesta d'aiuto.
Sono spesso a contatto con bimbi e ragazzi, li ascolto e li osservo. Ci sono gli indifesi, gli ingenui, gli idealisti, i sensibili, gli indifferenti, gli estroversi, gli introversi, gli insicuri, quelli che sanno tutto,  gli indolenti e gli iperattivi ... ognuno è un mondo da scoprire. Mi sembrano tante barchette alla deriva in mezzo ad un mare agitato dagli eventi, dai ritmi frenetici di una vita che scorre troppo in fretta carica di aspettative e di attività da svolgere. 
Dov'è finito il tempo della leggerezza? Del gioco creativo che può nascere solo da una giusta quantità di noia? Dov'è finita la libertà e la gioia di essere bambini? 
Spesso vedo in loro piccoli adulti arrabbiati, ma con l'impotenza e l'inesperienza dei bambini.
Mi sembrano tanti marinai con una barca troppo grande da controllare, dove ogni emozione si trasforma in un vento capace di capovolgerla. Spesso non hanno adulti a cui fare riferimento, con i quali raccontarsi. Ma hanno adulti da emulare che spesso trasudano rabbia e frustrazione e non hanno tempo per loro: respirano tensione in grande quantità e possono solo chiudersi nel loro disagio autodistruttivo o esploderlo fuori con i coetanei. 
Ci sono confidenze difficili, che si manifestano solo a fronte di una grande empatia e di tempo a disposizione. 
Ci sono disagi che tolgono il sonno o lo rendono disturbato, che alterano l'alimentazione e che spengono lo sguardo. 
Sappiamo ancora accorgercene? E soprattutto sappiamo aprire il cuore all'ascolto oltre a consultare il medico o il nutrizionista per risolvere "il problema"? 
In questo periodo così instabile, sono proprio i più giovani ad aver un enorme bisogno di noi, dei nostri abbracci, del nostro ascolto e del nostro amore. E perchè no, anche della nostra fiducia nell'uomo e nella sua capacità di trasformare questo mondo alla deriva in una casa accogliente.



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