sabato 27 febbraio 2016

L'IDEA CHE HO DI ME CORRISPONDE A CHI SONO?

Mi è capitato spesso, proponendo la meditazione dell'albero che descrivo nel libro IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI, di ascoltare le condivisioni e realizzare quanto l'utilizzo di un semplice simbolo, qual è l'albero, possa aiutare a comprendere come l'immagine che ci siamo creati di noi stessi spesso non corrisponda alla nostra essenza più profonda. Osservando il proprio albero, a fronte di una richiesta inaspettata a farlo, può accadere di trovarsi di fronte ad una visualizzazione che la nostra mente critica non accetta e giudica. A quel punto l'identificazione con l'albero diviene faticosa e si tende a stravolgerla, adattando l'immagine ad un albero che si ritiene più corrispondente alle proprie esigenze, ripristinando, quindi, l'immagine mentale che abbiamo di noi stessi. Questo atteggiamento crea un velo illusorio tra chi desideriamo essere e chi, invece, siamo veramente. Vi è un profondo lavoro di accettazione da portare avanti per sciogliere questo velo: un percorso teso a realizzare ed accogliere le proprie paure e debolezze, a disgregare gli schemi mentali derivanti dall'educazione e l'attitudine al giudizio. Poco per volta, l'albero si trasforma a svelare la nostra natura e la sua intrinseca bellezza.


venerdì 26 febbraio 2016

APPARTENENZA O IDENTIFICAZIONE?

Il bisogno di appartenenza è sempre più spesso diretto dalla necessità di identificarsi con un ideale, un movimento, un gruppo. Molte persone, avendo perso il contatto con se stesse, ritrovano nell'identificazione con un punto di riferimento esterno la propria stabilità. Questa scelta rende il loro comportamento molto soggettivo e spesso estremista: la difesa incondizionata di ciò a cui si aderisce diviene un'esigenza tesa a salvaguardare il proprio equilibrio. 
Ecco il mondo dividersi, a poco a poco, in tante isolette protette da eserciti di proseliti. La comunicazione e la condivisione divengono sempre più faticose e le scialuppe di salvataggio che vagano in mare aperto alla ricerca della terraferma, divengono ostacoli al quieto vivere. Non c'è volontà di integrazione, ma impegno totale a difendere il proprio territorio e i suoi benefici. Si crea in questo modo un clima di tensione, immobilità, morte.
Salpare dalla propria isola richiede coraggio, veleggiare in mare aperto richiede centratura e sicurezza, approdare in terra straniera richiede umiltà, forza interiore e oggettività.
Quell'oggettività che permette di guardare oltre al velo di un comportamento estremista, per osservare la debolezza umana che lo dirige.
Quell'umilà che ritrova nelle proprie debolezze la stessa umanità.
Quella forza interiore che ancora crede nell'uomo e nelle sue grandi potenzialità.


Foto di Max Ravier da Pexels

martedì 23 febbraio 2016

"IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" a MAGENTA

Nell'ambito della manifestazione "NON SOLO 8 MARZO" 

organizzata dal Comune di Magenta,

il 18 marzo alle ore 18,00 

presso la La Memoria del Mondo Libreria Editrice

 terrò una presentazione del libro 

"IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI"



lunedì 22 febbraio 2016

COLTIVA LA VIRTU'

Coltiva la virtù nella tua persona
e la tua virtù sarà autentica,
coltivala nella tua famiglia
e la tua virtù sarà traboccante
coltivala nel tuo villaggio
e la tua virtù sarà durevole,
coltivala nel tuo paese
e la tua virtù sarà abbondante,
coltivala nel mondo e la tua virtù sarà vasta.

Lao Tsu - Tao Te Ching a cura di A. S. Sabbadini




Mi piace molto questo estratto.
Parti da te stesso e impara ad essere autentico
poi prova ad esserlo in seno alla famiglia
quando vi sarai riuscito apriti all'esterno,
dal villaggio fino al mondo intero.
Solo e sempre quando sarai pronto.
Ci vogliono tempo, pazienza, flessibilità, disciplina e perseveranza.
Non si può cambiare la realtà che ci circonda
senza aver prima cambiato noi stessi.

venerdì 19 febbraio 2016

LA GRANDE QUERCIA


Vestita di foglie secche
attende le nuove gemme.
Con forza indomita osserva il cambiamento
e con pazienza ne accoglie la maturazione.








sabato 13 febbraio 2016

COLPITO E AFFONDATO

Avete presente quando qualcuno con poche parole è in grado di imporvi il silenzio del dolore?
Solitamente accade quando ci sentiamo "ingiustamente" giudicati. "Ingiustamente" perchè quel giudizio ci rimbomba nelle orecchie come una vera e propria condanna senza appello.
Quando è capitato a me, al primo attimo di smarrimento è seguito uno scavo interiore a scandagliare lo spuntone sul quale quel giudizio si è arenato, senza permettermi di lasciarlo andare con serenità. 
In fondo, quelle parole appartengono a chi le ha proferite e spesso sono solo la manifestazione di dolore, rabbia, frustrazione, impotenza. Se  quel giudizio mi è rimasto appicciccato con il bostik, allora è anche un po' mio. Solitamente fa leva sul nostro senso di colpa, di inadeguatezza, sui nostri schemi mentali ed educativi, cioè, sulla nostra esperienza personale.
Ritengo sia sempre uno splendido campanello d'allarme per un'azione introspettiva mirata. Se mi destabilizza ha, infatti, il potere di accompagnarmi a toccare con mano qualcosa che pensavo di aver elaborato, ma che in realtà "pensavo" soltanto di aver fatto.
A volte, può capitare che quel giudizio sia qualcosa che abbiamo cullato per anni, acquisito con l'educazione e mai totalmente rivisto sulla base del nostro sentire.
Il lasciar andare quelle parole senza risentimento verso chi le ha dette, è sicuramente una meraviglosa possibilità di perdonarci, lasciando andare con loro anche il senso di colpa per averle proferite a nostra volta.
Nulla per caso. Mai.

Michelangelo - Giudizio universale (Cappella Sistina, primo anello)

mercoledì 10 febbraio 2016

SANTA PAZIENZA ...

Ma quanta ce ne vuole? C'è un limite alla pazienza?
Fin dove si spingono tolleranza, rispetto e accettazione?
Ci sono situazioni che ci mettono a dura prova e comprendere quale sia il miglior modo di viverle non è semplice, soprattutto quando coinvolgono le nostre relazioni con gli altri.
Lo spazio di benessere individuale è un valore imprescindibile, ma quando la libertà individuale travalica i limiti di questo spazio invadendo quello altrui senza rispettarne le esigenze, è importante fermarsi a riflettere. Una situazione di questo genere autorizza passivamente chi eccede a continuare nell'opera supportando  una mancanza di rispetto e di assunzione di responsabilità, mentre induce chi la subisce a soccombere alla sua incapacità a rispettarsi fissando i sani paletti del benessere individuale. Esiste un disequilibrio che trova nella compensazione un equilibrio instabile che diventerà sempre più vacillante con il passare del tempo. 
La via più scontata è arrivare alla defragrazione per sfinimento da parte di chi vive l'espansione dell'altro con una contrazione sempre più faticosa. Una salvifica esplosione di rabbia ne è il risultato teso a ristabilire gli spazi e ... a incrinare i rapporti. Questo comportamento spesso non risolve il problema all'origine. Difficilmente indurrà chi vive l'uragano a cambiare, nè aiuterà chi ha dato libero sfogo alla pressione ad elaborare la propria debolezza.
Forse la pazienza è stata troppa. 
Quando il dialogo non è più possibile, il flusso emotivo è troppo elevato per permettere un'elaborazione consapevole.
Occorre trovare il coraggio di dire basta e agire un "sano" egoismo prima che sia troppo tardi. L'amore, a volte, si manifesta per vie traverse.







martedì 9 febbraio 2016

AIUTATI CHE IL CIEL TI AIUTA

Mi piace questa frase. Soprattutto la prima parola: "AIUTATI".  Un invito ad essere attivi e costruttivi affinchè le situazioni si svolgano supportando la nostra energia.
Quell'AIUTATI è fondamentale. Inizia a creare e tutto avrà inizio. 
Troppo spesso affidiamo quell'inizio ad altri da noi. 
Troppo spesso viviamo in balia dell'illusione che la manna caschi dal cielo senza far nulla per meritarla. 
Non amiamo assumerci la responsabilità delle nostre scelte, il sacrificio che comporta il rispettarle. 
Ci arrendiamo alle prime difficoltà e non siamo disposti a lottare per quello in cui crediamo, privilegiando la via dell'abitudine, del conformismo, della pigrizia. 
Rivolgiamo continuamente la nostra energia all'esterno in un estenuante confronto con l'altro e l'indolenza e l'anarchia altrui sono uno stimolo ad arrenderci a nostra volta. 
Ci arrabbiamo perchè gli altri non hanno rispetto e ci obblighiamo ad essere ligi al dovere per poter ricoprire la carica di giudici ed essere liberi di criticare. 
Raramente le nostre azioni sono coerenti al sentire e ci arrecano gioia. 
Abbiamo dimenticato di specchiarci in noi stessi e poco per volta abbiamo perso il contatto con quello che proviamo, sentiamo, percepiamo al di là di interferenze e condizionamenti esterni.
Aiutati che il ciel ti aiuta. 
Per riflettere.



domenica 7 febbraio 2016

CREATIVITA'

Oggi riflettevo su questa frase di Karl Popper:

La storia dell'evoluzione insegna che l'universo non ha mai smesso di essere creativo o "inventivo".

E mi sono detta:

Il modo in cui è creativo determina la sua evoluzione.







AGIRE COME SE ...

Oggi posto un interessante estratto di Assagioli, tratto dal libro "L'atto di volontà".  Ognuno di noi ne dovrebbe fare spunto di riflessione e provare ad intensificare "il suo potenziale" di energie di volontà buona e di comprensione. La nostra quotidianità ne trarrebbe grande beneficio, coinvolgendo anche tutti coloro con cui ci relazioniamo.

"Generalmente, i moventi o impulsi opposti dentro di noi tendono a neutralizzarsi a vicenda, e il nostro compito consiste nell'intensificare "il potenziale" di energie di volontà buona e di comprensione in modo che non solo neutralizzi gli impulsi ostili, ma sia più forte di loro. Qui, tuttavia, si deve fare una riserva, per non cadere nella trappola vittoriana della repressione e soffrire così di reazioni di energie represse o rimosse. Se per esempio le tendenze ostili dovessero essere molto intense, "agire come se" non è sufficiente e, se usato prematuramente può provocare risultati indesiderabili. In questi casi si devono prima usare i metodi dello sfogo innocuo (catarsi) e della trasmutazione e sublimazione. Non sto dicendo questo per raccomandare di non essere mai aggressivi o di non combattere mai; quello che voglio dire è che abbiamo la libertà di scegliere se, e fino a che punto dare espressione diretta all'impulso o al movente, anche nel caso di profonda indignazione o dispiacere ( mi piace definire questo comportamento consapevole, aggiungo io ). Inoltre, nel fare questa scelta, nel prendere questa decisione, possiamo fare uso delle riserve di una chiara comprensione così come della guida del Sè Transpersonale. Il punto è che scelte e decisioni sono possibili. L'atto di volontà e di intenzione comporta dunque una decisione di accettare o non accettare un impulso. L'autenticità non consiste nel cedere ad un movente negativo semplicemente perchè esiste. Considerato in questa luce, comportarsi con benevolenza nonostante un impulso di rabbia  può essere la più alta forma di sincerità, perchè corrisponde  a ciò che vorremmo essere completamente e che già siamo in parte. Riconoscerlo elimina l'equivoco sull'autenticità. Molti, infatti, si comportano male e si giustificano con il fatto di essere autentici. Ma questa è spesso l'autenticità dell'uomo delle caverne (ihihihi! Bellissima!!!). Il metodo di "agire come se"  possedessimo i sentimenti desiderati non è nè ipocrisia nè inganno. E' un modo efficace per diventare sempre di più ciò che vorremmo essere continuamente. Noi siamo, essenzialmente e genuinamente, ciò che vogliamo essere, anche se spesso non riusciamo a manifestarlo."






mercoledì 3 febbraio 2016

AGGRESSIVITA' E VIOLENZA

Estratto da "L'atto di Volontà" di Roberto Assagioli:

L'aggressività e la violenza sfrenata oggi diffuse nell'umanità sono troppo evidenti perchè ci sia bisogno di farle notare. Il primo passo riparatore è quello di smettere di intensificarle accentrandoci sopra attenzione ed interesse ingiustificati. E invece i giornali, le riviste, il cinema e la televisione fanno a gara nel presentare resoconti vivi e drammatici di episodi e scene di aggressione e di violenza. Tutta questa enfasi può servire solamente ad aumentare l'aggressività attraverso l'azione di quello che è stato chiamato il "potere nutritivo dell'attenzione".
Costituirebbe dunque una misura di elementare igiene psicologica, di protezione della nostrasalute mentale, evitare o almeno limitare al massimo di esporci ai resoconti sensazionali e alle illustrazioni di questo genere.
Ciò non significa chiudere gli occhi alle aggressioni e alla violenza, ignorandone l'esistenza. Una cosa è mantenersi obiettivamente informati - per uno scopo utile - su queste condizioni, e un'altra sottoporsi indiscriminatamente a una ondata di descrizioni e immagini a sensazione.



Condivido profondamente questa riflessione di Assagioli. Con tanta bellezza esistente nel mondo, sembra sia rimasto spazio solo per violenza e aggressività.
Troviamo sempre più difficile assaporare la delicatezza di un bocciolo di rosa; il nostro sguardo è attirato prima di tutto dalle spine e così perdiamo, poco per volta, la capacità di meravigliarci di fronte alla bellezza. 
Oggi dedichiamo questa giornata a cogliere la bellezza nella nostra quotidianità.

martedì 2 febbraio 2016

ASCOLTO COME PARLI, GUARDO COME TI MUOVI E CAPISCO CHI SEI

Oggi introduco un tema interessante. Il linguaggio o più semplicemente, le parole. 
Lo stesso tema che mi ha portato a scrivere "IL RITMO DEL CORPO" insieme ad un carissimo amico, Emilio Martignoni.
Si tratta di un testo pratico, basato sul movimento consapevole del corpo, ma non per questo meno impegnativo del "CORAGGIO DI ASCOLTARSI" perché  racchiude gli insegnamenti acquisiti in tanti anni di ricerca portata avanti con Emilio lavorando insieme o individualmente.
Perché questa scelta? Perché dopo anni di web, di social network, di esperienza con le persone, sono giunta alla consapevolezza che le parole non bastano: a volte non vengono comprese, altre volte vengono alterate dall'approccio mentale individuale o si perdono in un turbinio di pensieri e giustificazioni. Insomma non lasciano tracce in un lavoro consapevole, se restano avulse dall'esperienza. 
Vivo con sempre maggior consapevolezza l'evidenza di quanto le persone abbiano perso il contatto con il proprio corpo, o semplicemente con il proprio respiro, e per questa ragione, le "parole" non possono che alimentare un mentale già di per sé molto invadente. 
Quante persone si professano "spiritualmente arrivate" e quando le senti parlare trasudano rabbia e non accettazione? O mostrano l'incoerenza tra il dialogo, il movimento corporeo e il pensiero? 
E' ora di rimboccarsi le maniche e iniziare a lavorare sul serio, sul campo, come solerti ricercatori che necessitano dell'esperienza a confermare la validità della teoria. E' ora di abbandonare le scrivanie e di mettersi in gioco, trovando il coraggio di ascoltarsi e di applicarsi per conoscersi meglio.
I benefici di tanto lavoro? Riscoprire il ritmo del proprio corpo per essere in armonia con se stessi, con gli altri e con le cose del mondo.



lunedì 1 febbraio 2016

IL RITMO DEL CORPO


Per muoversi con consapevolezza ...
da Marzo in libreria!

UNICITA'

"C'è nell'educazione di ogni uomo, un momento in cui egli arriva alla convinzione che l'invidia è ignoranza; che l'imitazione è suicidio; che deve accettarsi nel bene e nel male, secondo la porzione che gliene è stata data; che sebbene il grande universo sia pieno di ricchezze, egli non potrà avere nemmeno un chicco di nutriente granturco se non l'avrà conquistato lavorando su quel pezzo di terreno che gli è stato dato da coltivare. Il potere che dimora in lui è nuovo in natura, e nessuno all'infuori di lui sa cosa egli è in grado di fare, e lui stesso non lo sa finchè non ha provato."

Da Self-Reliance di Emerson.

La Torre di Babele - Bruegel il Vecchio

Interessante spunto di riflessione quello di Emerson. Uno stimolo a guardarsi dentro invece di disperdere energie all'esterno. L'unicità individuale è un tesoro prezioso e come tale va curata, cresciuta e manifestata.