giovedì 15 settembre 2016

IL GRANDE ALBERO

Oggi voglio condividere una fiaba meravigliosa
(Paola l'ha scritta per il suo Maestro Baba Bedi XVI)
Paola Neyroz ha un sito http://www.ilgiocatoredicarte.it
il cui nome è tratto dal suo ultimo volume che è altrettanto meraviglioso.

Il Grande Albero

Questa è la mia storia. Un po' della mia storia.
Quella vissuta nella grande radura, radura in cui sono cresciuto, ai piedi del Grande Albero.

Questa è anche la sua storia. un po' della sua storia.
Quella parte accessibile a un fiore, un piccolo fiore quale io sono.
Un fiore della terra. Un fiore sbocciato accanto al Grande Albero.

Quando giunsi nella radura ero una pianticella vispa e determinata. Alcune foglie erano un po' schiacciate e le radici, a volte, si facevano sottili sottili, ma avevo voglia di vivere e incontrare il mondo.
Quando vidi il Grande Albero qualcosa si mosse nel mio piccolo cuore e le mie radici presero a impiantarsi nell'humus ricco e umido in cui il tronco entrava saldo e forte.
Fu bellissimo.
Trovai i minerali, trovai l'acqua e tutto in me si fece verde e chiaro. Tutto in me si fece ascolto, si fece attenzione, si fece gioia nel contatto con l'Albero.
La radura era affollatissima.
l'Albero era alto e maestoso, io riuscivo appena a intravedere i suoi rami più alti e sentivo mille uccelli che saltellavano fra di essi, vedevo i loro nidi tra le foglie. Essi cinguettavano in continuazione, svolazzandogli intorno, si riparavano tra quella fitta vegetazione, pronti poi a volare via nel mondo e a ritornare.
C'erano uccelli migratori che tornavano periodicamente, altri che si riposavano durante i loro lunghi spostamenti. C'era anche un aquila che veniva dalle vette coperte di neve. Talvolta l'ho udita, mentre annunciava il suo arrivo. La sua ombra copriva il sole e si posava sempre sulla cima dell'Albero.
Ma non c'erano solo uccelli! C'erano anche farfalle e insetti.
Le prime non volavano tra i rami alti, ma in quelli più vicini all'erba e molti insetti, invece, si muovevano sul tronco e ne conoscevano tutte le striature. Le formiche, poi, erano proprio sulla terra, intorno alle radici esterne. Esse si muovevano sulla corteccia, ne udivano il gemito quando il vento soffiava forte.
Esse non conoscevano le foglie, non ascoltavano il fluire in esse della linfa, tuttavia il Grande Albero era tutta la loro vita e quelle rugosità piene di profumo erano tutto ciò che interessava loro dell'Albero, tutto ciò che erano in grado di cogliere.
La corteccia era anche avvolta da un'edera e da qualche altro rampicante di cui non so il nome (non riuscivo a vederli, erano dall'altra parte del tronco). Essi strisciavano sull'albero e ne conoscevano la forza e la solidità, assorbivano il suo calore e ne seguivano il ritmo.

Il Grande Albero, tuttavia, non era solo questo. Le sue radici profonde attraversavano strati di terre, fino a raggiungere venature d'acqua limpida e fresca. Quell'acqua amava anch'essa l'Albero, ne amava l'intreccio sottile delle radici e il loro insisnuarsi continuo e sicuro. Amava la loro danza che l'attraversava e proseguiva per scendere più in basso, ancora più in profondità.

Già, la radura era affollatissima.
Altri fiori crescevano accanto all'Albero e erbe profumate e muschi vellutati. Altri animali venivano a brucare l'erba, altri si riposavano all'ombra dei rami.

Ma, perchè, perchè tutti amavano così tanto quell'Albero?
Ebbene dovete sapere che il Grande Albero cantava.
Cantava una melodia meravigliosa che tutti ascoltavano affascinati.
Il vento stesso quando lo attraversava, vibrava di un eco differente e questo suono dolce e forte si trasmetteva dalla linfa alle foglie, alla corteccia, ai rami, alle radici e tutto, tutto vibrava.
Vibravo anch'io, vibravo con tutto me stesso, mentre le mie foglie si aprivano alla luce e alla rugiada della vita, mentre tutto di me stesso entrava in sintonia.
E spesso, spesso, poi, l'albero mi guardava.
Io non so, non so come facesse a guardarmi, non so se quello sguardo che io vedevo era quello che vedevano gli uccelli o le altre piante o l'acqua nella terra.
Non so dire come, ma lui mi guardava. Vedeva in me.
E in quei momenti io mi risvegliavo, le mie radici si facevano più solide e si insinuavano in profondità, le mie foglie si aprivano, il mio cuore traboccava di gioia.
Ebbene sì, anche le piantine hanno un cuore e il mio cuore batteva, il mio cuore sentiva. Allora mi prendeva una gioia così grande che non potevo contenere e, un giorno, un bellissimo giorno di primavera, successe un miracolo.

Fiorii.
Io che mi conoscevo come pianta, ormai verde e sicura, mi conobbi come fiore. Vidi una corolla dorata aprirsi su uno stelo e sentii petali azzurri espandersi al sole. Sentii ancora lo sguardo del Grande Albero. Sentii la sua voce cantare nella terra e nell'aria. La sentii cantare dentro di me.

Fiorii. Come non avrei mai creduto possibile. Fiorii.

Fu un periodo intenso e meraviglioso.
La mia corolla seguiva il sole e la luna, ascoltava la pioggia che filtrava tra i grandi rami dell'Albero, osservava la radura e il mondo intorno.
Il mio cuore cantava e il Grande Albero continuava a diffondere nell'aria il suo profumo.

Fu un periodo meraviglioso ...


Baba Bedi 

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