domenica 28 gennaio 2018

ESSERE A"SOCIAL" SI PUO'

Sono alcuni giorni che non scrivo sul blog, non dedico tempo ai social e non ne sento la mancanza. Sto diventando a"social"? No, sto semplicemente realizzando che non ne sono intossicata: ne posso fare a meno. Sono libera. 
Ho voglia di scrivere? Scrivo. Non ho niente da dire? Silenzio.
E' una bella sensazione, quella della libertà, dell'assenza di bisogni.     
Capita di restare inchiodati al pc, al tablet o al telefono per ore senza rendersene conto: il tempo scorre in un virtuale al di là della quotidianità, rendendolo reale. Amici che non si conoscono si trasformano in una piacevole abitudine facilmente accessibile: nella quantità, qualcuno online lo si trova sempre. La gratificazione generata da commenti  positivi ai propri pensieri diviene, giorno dopo giorno, una consuetudine che infiamma il piacere di essere visti ed apprezzati. La curiosità del gossip fa il resto insieme alla possibilità di essere l'immagine ideale di se stessi.
La scelta di essere "social" perde di consapevolezza  e poco per volta diviene assuefazione, bisogno.
E il bisogno, si sa, genera altri bisogni: la ricerca della gratificazione dilaga con post farlocchi ad attirare attenzione e i toni dei commenti si fanno veementi come se ci si trovasse in tribunale e non in una  piazza del mercato. Le notizie si ingigantiscono, si alterano e dilagano come un'onda anomala a travolgere intelletti addormentati. 
Essere "social" si trasforma in una schiavitù scelta per inconsapevolezza e dalla quale è faticoso liberarsi.
Essere a"social" si può. Provaci.






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